giovedì 1 novembre 2018

COS'E' PER TE LA FELICITA' ?

Qualche giorno fa Elisabetta mi stava raccontando che a scuola hanno visto il film "Alla ricerca della felicità" e che presto il professore avrebbe chiesto loro di svolgere un tema spiegando cosa sia la felicità. Mi ha detto che non si sente in grado di dire che cosa sia per lei questa tanto osannata emozione. E mi ha girato la domanda : "Mamma, per te cos'è la felicità ?" 
Le ho allora detto che credo sia essere sereni, sentirsi in pace. Ok, non sono stata proprio convincente ed infatti non ha accettato questa frettolosa definizione. "Eh, no mamma...troppo semplice! La serenità è la serenità...sono due cose ben distinte! Impegnati di più"  In realtà non riuscivo ad articolare in poche e brevi parole quello che penso e credo riguardo questa meravigliosa emozione che tutti nella vita, costantemente, cerchiamo di raggiungere. A scanso di ulteriori cazziatoni da parte sua, sono andata a cercare il corretto significato di questa parola sul vocabolario:

FELICITA': la felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri
L'etimologia fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis, "felice", la cui radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità.

Per anni ho inseguito disperatamente la felicità. Non facevo altro che lamentarmi di quanto la mia vita fosse poco soddisfacente, banale, inutile. Ho cercato la felicità nelle cose più disparate, ma senza mai trovarla, senza riuscire ad afferrarla realmente, se non per qualche breve istante. La cercai nella scuola, nei voti che prendevo, ma bastava che un giorno un sette e mezzo diventasse un sei, che sprofondavo in una sorta di angoscia inconsolabile. Mi resi conto con gli anni che volevo essere brava a scuola solo perché questo mi avrebbe resa popolare e quindi amata. Oggi non ripongo più la felicità nell'approvazione degli altri, ma  ho dovuto lavorare parecchio per liberarmi dal bisogno di sentirmi costantemente amata. Ci fu un momento, nella mia adolescenza, in cui mi misi senza sosta alla ricerca della felicità fuori casa, tra gli ultimi, i dimenticati, i poveri. Cominciai a frequentare qualsiasi gruppo si occupasse di volontariato, di fare carità cristiana. Era appagante, mi sentivo realizzata, in pace. Quando facevo del bene il mio ego era alle stelle. Pensavo che essere utile  agli altri mi rendesse felice. E, invece, quando tornavo ad essere sola con me stessa, il senso di vuoto, l'essere insoddisfatta, inappagata mi divorava. Sia ben chiaro, non sto dicendo che dobbiamo diventare degli egoisti per poter star bene con noi stessi, ma fino a quando non stiamo bene profondamente, illuderci che saremo felici aiutando gli altri ci farà solamente perdere tempo. Potremo continuare ad essere caritatevoli, ma consapevoli che stiamo solo facendo del bene a noi stessi, che forse attraverso un gesto altruista potremo guarire il nostro animo, nella sua parte più nascosta e ferita. Ma non è questa per me, oggi, la felicità.
Ad un certo punto, ho cominciato a cercarla nella preghiera. Pregavo moltissimo, recitavo parole di invocazione, richieste di aiuto. Pregare mi dava pace, sollievo; mi dava l'illusione di non dovermi preoccupare di nulla, perché c'era Qualcuno che avrebbe pensato a me. Col tempo ho però compreso, che per me, la preghiera era diventata solo un alibi per non dover prendere in mano la mia vita. Potevo rimanere inerme, senza far nulla perché tanto c'era Lui che pensava a tutto. Oggi credo che anche per pregare si debba essere persone complete, capaci di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. In fondo, se Dio viene descritto come un padre, altro non fa che amarci e desiderare che i suoi figli siano felici.  E nemmeno questa, oggi è per me la felicità.
Poi cominciai a cercare la felicità nelle relazioni, sia in amicizia che in amore. Ero felice se qualcuno si interessava a me, qualsiasi cosa lo attirasse . Non era importante che venissi apprezzata per quello che ero realmente. Mi sentivo felice per ogni sguardo, per un bacio rubato o per il tempo che mi veniva dedicato. Ma appena una relazione finiva, quando un'amica scompariva nel nulla rimanevo nuovamente con il vuoto. Oggi ho imparato che gli altri non sono responsabili della mia felicità e nemmeno colpevoli della mia tristezza.
Quando mi sono resa conto che la mia vita era stata una fuga costante ed inarrestabile da me stessa, in una sterile ricerca di qualcosa che non avrei mai potuto afferrare se non entrando nella profondità di ciò che ero, è cominciata per me la vera ricerca della felicità. O meglio, ho cominciato ad essere felice.
Oggi mi sento una persona felice perché sono allineata. Il mio cuore, la mia testa e le mie azioni hanno finalmente deciso di collaborare e muoversi nella stessa direzione. Non sono tutti i giorni sorridente, gioiosa e giocherellona: non è per me oggi questa la felicità. Anche nelle giornate NO, nei momenti in cui sono pessimista, negativa, quando la malinconia mi afferra e tenta in tutti i modi di farmi sprofondare, io mi sento felice.
Sono felice perché posso dire GRAZIE alla vita di quello che ho, e non è poco se ci presto attenzione.
Ho tre figli meravigliosi, che stanno crescendo dritti nonostante la storia storta in cui si sono trovati.
Ho un amico e compagno al mio fianco che mi ama così come sono  e mi sta insegnando a non abbandonare la strada della felicità.
Ho una famiglia sgangherata ma con radici profonde  e amore solido.
Ho amiche leali e sincere e nonostante siano pochi i momenti in cui ci vediamo, so di poter contare su di loro sempre.
Sono felice quando arrivo al lavoro ed un nugolo di bambini vocianti mi si piomba addosso e mi stringe forte.
Sono felice quando finisce l'orario di lavoro e torno a casa dai miei figli.
Sono felice quando mi posso sedere e faccio la maglia come fossi una nonna.
Sono felice durante le partite di rugby.
Sono felice quando piove perché posso camminare sotto la pioggia.
Sono felice ogni volta che mi siedo al pc a scrivere.
Sono felice dei progetti che pian piano stanno delineandosi.
Sono felice anche quando piango e fatico a risalire dai momenti negativi: mi aiutano a tenere duro.
Sono felice ogni volta che riesco a superare gli ostacoli, perché mi permettono  di misurarmi con le mie  debolezze e la mia forza.
La pizza
Il gelato
Il lago
La montagna
Il vento sul viso quando la moto ci porta lontano
Le mie sorelle 
La risata di Michele
Il bene dei nonni dei miei figli
Una telefonata inaspettata
La mia nipotina Camilla che oggi mi ha aperto il cuore 
Il bacio di Elisabetta
La telefonata di Federico da Livigno
Mia mamma
Michele che suona il pianoforte
Mio fratello 
Un bicchiere di Gewurtztraminer

QUESTO E TANTO ALTRO È PER ME OGGI LA FELICITA' 




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