martedì 23 aprile 2019

AMICI

"Fare amicizia è semplice; è mantenerla a lungo che diventa più complicato" 
Anna Marie D'Alò


Massimo, Gianluca, Luca, Dario e Michele. 
5 amici come pochi nella mia vita mi è capitato di incontrare. 
Quando Michele mi parlava dei suoi amici, all'inizio della nostra relazione, non riuscivo a comprendere il perchè, sebbene li considerasse parte importante della sua vita, li teneva sempre lontani da me. Evitava come la peste qualsiasi occasione di possibile incontro, fuggiva ogni rischio di fortuiti e non programmati contatti tra me ed il suo intoccabile ed inavvicinabile mondo. Ne ero quasi spaventata, come se a legarli esistesse un segreto inconfessabile e terribile. Penso di aver fantasticato su  ogni sorta di possibile complotto, dramma o giallo ignoto ogni qualvolta alla mia richiesta di poter avvicinare questi esseri quasi innominabili mi veniva seccamente risposto: "Gli amici sono miei e decido io quando presentarteli!". Ammetto che inizialmente ero davvero infastidita da questo categorico divieto di avvicinarmi ad una parte importante del suo passato e presente. Pian piano però ho cominciato a fidarmi di Michele e con la fiducia è cresciuta la capacità di attesa e soprattutto sono diminuiti i miei ragionamenti  arcani  e le trame occulte che avevano abitato i miei pensieri. 
Poi, un giorno, all'improvviso, l'inaspettata proposta a prender parte alla grigliata di Pasquetta. Non una cena in una giornata qualunque...no...LA GRIGLIATA...il SIMPOSIO ANNUALE per eccellenza.
L'avermi tenuta distante da loro per un anno e mezzo non aveva fatto altro che accrescere la mia paura di non essere adeguata, alimentato pensieri tipo "se non mi presenta vuol dire che non sono la ragazza giusta", "probabilmente ha paura che io possa fargli fare brutta figura " , " si vergogna di me e di come sono", "non mi crede sufficientemente simpatica"... e via dicendo. 
Poi, il grande giorno... ed all'istante capii... mi aveva custodita dalla loro amicizia.
Non perchè siano dei ragazzi pericolosi o perchè la loro presenza avrebbe potuto nuocermi. Mi aveva protetto dalla loro complicità che,se non fossi stata intimamente legata a lui, mi avrebbe spaventata ed esclusa. Credo che coloro che non hanno mai incontrato i fantastici cinque, non possano lontanamente immaginare la forza di quest'amicizia che dura dai tempi delle scuole medie. 
Trovarsi in mezzo ad una loro conversazione significa immancabilmente esserne tagliati fuori. Parlano un linguaggio criptato, si capiscono a suon di versi e smorfie, hanno un codice che solo loro conoscono. Eppure , esserne tagliati fuori, non significa esserne esclusi. Perchè hanno la capacità di farti sentire per un attimo parte del loro mondo, anche se non ti è concesso entrarci in profondità. 
Quando li osservi dalla porta della cucina, tutti e cinque raccolti attorno alla griglia col loro bicchiere di vino in mano, non puoi fare a meno di vedere i loro sguardi incrociarsi e  parlare senza bisogno di troppe parole, le bocche aprirsi prima a sorrisi appena accennati  e poi a contorcersi in risate sguaiate e contagiose. Se li ascolti, senza intrometterti nei loro discorsi, ti accorgi, pasquetta dopo pasquetta che le loro parole tornano sempre ai tempi leggendari della loro adolescenza, alle avventure che hanno condiviso, alle cazzate combinate da ragazzi. Ma non sono solo ricordi del tempo che fu...sono fili intrecciati di una lunga corda che li tiene uniti ancora oggi.  Anno dopo anno sono riusciti a mantenere viva la loro amicizia, o meglio, l'hanno fatta crescere ed evolvere. E questa non è solo fortuna. Hanno saputo rispettare i tempi di maturazione di ciascuno di loro,  condiviso le sconfitte e le gioie, si sono tenuti accanto anche nei momenti più brutti.  Hanno condiviso bevute memorabili,  si sono sostenuti nelle notti insonni quando faticavano a reggersi sulle loro gambe, a turno sono stati l'uno per l'altro l'abbraccio consolatore, la ramanzina materna, la spalla su cui piangere, la mano tesa, il salvagente nella tempesta, il giullare nei giorni tristi, il complice fidato, l'orecchio teso ad ascoltare, la leggerezza nei giorni pesanti, il barista col boccale di birra pronto, lo psicologo nelle pene d'amore, il compagno di squadra, la tomba dei segreti, in una sola parola : AMICI. 

mercoledì 17 aprile 2019

IL POTERE DELLA GRATITUDINE

Questa mattina mi sono svegliata con il cuore colmo di gratitudine. La vita è un capolavoro, nonostante le sue tempeste ed i suoi giorni neri e cupi. 
Quando ho preso la decisione di iniziare una nuova vita con Michele, oltre il desiderio di costruire con lui qualcosa di bello e importante per noi ed i ragazzi, una delle spinte maggiori risiedeva nel mio desiderio di voltare totalmente pagina, di chiudere con il passato e aprire un nuovo libro. Per mesi e mesi, la sensazione di dovermi liberare da un peso incredibile mi ha dato la forza ed il coraggio di progettare il nuovo domani. I ragazzi non avevano molte radici qui, pochi amici, ed io stessa mi sentivo totalmente come un pesce fuor d'acqua in questo paese molto chiuso e retro. 
Poi qualcosa in questo anno ha cominciato a cambiare. I ragazzi hanno stretto nuovi legami, amicizie profonde, stanno coltivando passioni ed interessi significativi. Ed anche il mio impegno in paese ha preso nuove svolte, nuove direzioni.  Persone che mi offrono collaborazioni, proposte di impieghi, lavori interessanti. Tutto questo mi ha inizialmente e  completamente messa in crisi. Non stavo più preparandomi alla fuga dal nulla, ma mi rendevo conto di trovarmi di fronte ad una vera e propria scelta. Ho avuto giorni di rabbia; me la prendevo con le nuove opportunità che i miei figli stavano vivendo, sentivo la forte tentazione di bloccare il loro cammino per impedire loro di attaccarsi, di creare legami.  In silenzio, dolorosamente ho accettato l'idea che stessero mettendo radici. Al contempo ero felice di vederli sbocciare e aprirsi a nuove esperienze. E questa lotta mi stava divorando. 
Ho avuto la tentazione ( a dire il vero, ogni tanto mi assale ancora) di mollare tutto, abbandonare i miei progetti ed i miei deisderi e seguire questo nuovo flusso della vita. Mi sono chiesta seriamente se la Vita non mi stesse mandando dei chiari segnali per farmi cambiare rotta, invertire la marcia, tornare sui miei passi. Il filo sottile è sempre lì, teso, pronto a farci inciampare, lasciarci in bilico tra un'ipotesi e l'altra. Ed è in quel momento che ho chiuso gli occhi, ho fatto un grande respiro ed ho cominciato a ringraziare.
Ho detto grazie alla Vita per essersi presa cura di me in questi 41 anni
Grazie per il dono grande di Federico, Elisabetta e Alessio
Grazie per i miei errori ed i numerosi passi falsi che ho compiuto
Grazie per le opportunità nuove che mi sta donando
Grazie per Michele, roccia paziente della mia vita
Grazie per mamma, sorelle e fratelli
Grazie per i dubbi e le incertezze
Grazie per questo paese che spesso ho detestato, ma nel quale posso dire di aver trovato persone speciali che resteranno sempre parte del mio cammino anche se da lontano 

Ed è nel momento in cui ho cominciato a ringraziare che ho compreso che non avrei potuto cominciare una nuova vita fuggendo da una situazione non appagante. Posso solo andare verso qualcosa di nuovo, nonostante la pienezza che vivo. Questo mi rende ora immune da paura e incertezza? Assolutamente no...sono piena di punti di domanda, di interrogativi senza risposta, di incertezze e titubanze, ma sono grata per quello che ho... per l'opportunità di poter fare una scelta, cosa che se ci pensiamo bene non è affatto scontata e valida per chiunque. Posso scegliere, se restare o cominciare qualcosa di nuovo. E ho deciso di andare avanti, camminare verso un nuovo domani, dove ci attende qualcosa che ancora non conosco ma che certamente si rivelerà prezioso per noi, dove ci aspettano  due occhi di cielo ed un cuore con una pazienza così grande, che sarebbe da stupidi lasciarselo scappare.

venerdì 5 aprile 2019

LA CREPA NEL CUORE

Questa mattina mi sono imbattuta in un post scritto da una ragazza che non conosco personalmente. Ho incrociato il suo cammino su facebook qualche anno fa e mi sono trovata sulla stessa lunghezza d'animo. Fa parte dei miei "amici" che definisco i "toccasana del cuore", persone positive, solari, che riescono a trovare in ogni problema o difficoltà un'opportunità per rendere la loro vita( e quella di chi vive loro accanto) migliore. Spesso mi trovo a leggere i suoi scritti, a condividerli, a tenermeli nel cuore durante la giornata. Oggi, uno in particolare, ha smosso le mie mani e i miei pensieri, ed eccomi qui, seduta davanti al pc, con le dita che scorrono frenetiche sulla tastiera cercando di imprimere nelle parole il fluire della mia mente.
Il post parlava di un anniversario...il decimo anniversario di un fatto che ha cambiato la vita di questa ragazza. Non viene raccontato esattamente cosa sia successo, ma vi ho letto la storia di una partenza verso un nuovo paese, una nuova vita. Parlava di come in questi dieci anni siano successe moltissime cose, che la vita non ci chiede il permesso di passare, che certe immagini, certi ricordi a volte volano via...e in tutto questo trascorrere del tempo, di eventi, di vita, noi cambiamo, cresciamo, evolviamo, non siamo più gli stessi. Poi aggiunge questa cosa meravigliosa...
    "  Eppure ci sarà sempre quel momento di debolezza, quel momento no, in cui ti ritornerà in mente un'immagine, un volto lontano, una risata bambina, un cielo diverso, un suono, un odore, un nitrito lontano, il tuo nome chiamato...ci sarà sempre quella crepa nel cuore, si.
Forse semplicemente, ci sono delle cose che finiscono per sempre, ed altre che finiscono di meno."
Questo concetto ha illuminato la mia giornata. Mi sto incamminando verso una vita nuova, o forse meglio...la mia vita sta andando in una nuova direzione, perchè in fondo non sarà la vita a cambiare, ma solo il luogo in cui essa crescerà che sarà diverso da quello in cui sta sbocciando ora.  Ed ho una fottutissima paura. Non paura di sbagliarmi, non timore di prendere un abbaglio o di pentirmi. Ho paura che in una giornata no, io possa sentire nostalgia di una montagna,la mia montagna che quasi ogni giorno mi saluta da lontano, nostalgia del cielo che vedo ogni mattina ( anche se poi in fondo è lo stesso cielo ), paura di sentirmi vuota andando al lavoro perchè non ho visto quella casetta appena sopra una collina che mi pare la casa di una favola per bambini, ho paura di trovarmi di fronte a ricordi, profumi, voci, volti, mani amiche, sorrisi. Ma sapere che ci sarà sempre quel momento di debolezza, essere consapevole che non significa che il tuo cuore ti chiede di tornare indietro, pensare che ci sono cose che "finiscono meno" ecco, mi da' il coraggio per fare un grosso respiro, accantonare i fantasmi, prendere tra le mani le mie paure ed andare incontro a quel giorno...anche se mi sembra acora molto lontano.