giovedì 1 novembre 2018

COS'E' PER TE LA FELICITA' ?

Qualche giorno fa Elisabetta mi stava raccontando che a scuola hanno visto il film "Alla ricerca della felicità" e che presto il professore avrebbe chiesto loro di svolgere un tema spiegando cosa sia la felicità. Mi ha detto che non si sente in grado di dire che cosa sia per lei questa tanto osannata emozione. E mi ha girato la domanda : "Mamma, per te cos'è la felicità ?" 
Le ho allora detto che credo sia essere sereni, sentirsi in pace. Ok, non sono stata proprio convincente ed infatti non ha accettato questa frettolosa definizione. "Eh, no mamma...troppo semplice! La serenità è la serenità...sono due cose ben distinte! Impegnati di più"  In realtà non riuscivo ad articolare in poche e brevi parole quello che penso e credo riguardo questa meravigliosa emozione che tutti nella vita, costantemente, cerchiamo di raggiungere. A scanso di ulteriori cazziatoni da parte sua, sono andata a cercare il corretto significato di questa parola sul vocabolario:

FELICITA': la felicità è lo stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri
L'etimologia fa derivare felicità da: felicitas, deriv. felix-icis, "felice", la cui radice "fe-" significa abbondanza, ricchezza, prosperità.

Per anni ho inseguito disperatamente la felicità. Non facevo altro che lamentarmi di quanto la mia vita fosse poco soddisfacente, banale, inutile. Ho cercato la felicità nelle cose più disparate, ma senza mai trovarla, senza riuscire ad afferrarla realmente, se non per qualche breve istante. La cercai nella scuola, nei voti che prendevo, ma bastava che un giorno un sette e mezzo diventasse un sei, che sprofondavo in una sorta di angoscia inconsolabile. Mi resi conto con gli anni che volevo essere brava a scuola solo perché questo mi avrebbe resa popolare e quindi amata. Oggi non ripongo più la felicità nell'approvazione degli altri, ma  ho dovuto lavorare parecchio per liberarmi dal bisogno di sentirmi costantemente amata. Ci fu un momento, nella mia adolescenza, in cui mi misi senza sosta alla ricerca della felicità fuori casa, tra gli ultimi, i dimenticati, i poveri. Cominciai a frequentare qualsiasi gruppo si occupasse di volontariato, di fare carità cristiana. Era appagante, mi sentivo realizzata, in pace. Quando facevo del bene il mio ego era alle stelle. Pensavo che essere utile  agli altri mi rendesse felice. E, invece, quando tornavo ad essere sola con me stessa, il senso di vuoto, l'essere insoddisfatta, inappagata mi divorava. Sia ben chiaro, non sto dicendo che dobbiamo diventare degli egoisti per poter star bene con noi stessi, ma fino a quando non stiamo bene profondamente, illuderci che saremo felici aiutando gli altri ci farà solamente perdere tempo. Potremo continuare ad essere caritatevoli, ma consapevoli che stiamo solo facendo del bene a noi stessi, che forse attraverso un gesto altruista potremo guarire il nostro animo, nella sua parte più nascosta e ferita. Ma non è questa per me, oggi, la felicità.
Ad un certo punto, ho cominciato a cercarla nella preghiera. Pregavo moltissimo, recitavo parole di invocazione, richieste di aiuto. Pregare mi dava pace, sollievo; mi dava l'illusione di non dovermi preoccupare di nulla, perché c'era Qualcuno che avrebbe pensato a me. Col tempo ho però compreso, che per me, la preghiera era diventata solo un alibi per non dover prendere in mano la mia vita. Potevo rimanere inerme, senza far nulla perché tanto c'era Lui che pensava a tutto. Oggi credo che anche per pregare si debba essere persone complete, capaci di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. In fondo, se Dio viene descritto come un padre, altro non fa che amarci e desiderare che i suoi figli siano felici.  E nemmeno questa, oggi è per me la felicità.
Poi cominciai a cercare la felicità nelle relazioni, sia in amicizia che in amore. Ero felice se qualcuno si interessava a me, qualsiasi cosa lo attirasse . Non era importante che venissi apprezzata per quello che ero realmente. Mi sentivo felice per ogni sguardo, per un bacio rubato o per il tempo che mi veniva dedicato. Ma appena una relazione finiva, quando un'amica scompariva nel nulla rimanevo nuovamente con il vuoto. Oggi ho imparato che gli altri non sono responsabili della mia felicità e nemmeno colpevoli della mia tristezza.
Quando mi sono resa conto che la mia vita era stata una fuga costante ed inarrestabile da me stessa, in una sterile ricerca di qualcosa che non avrei mai potuto afferrare se non entrando nella profondità di ciò che ero, è cominciata per me la vera ricerca della felicità. O meglio, ho cominciato ad essere felice.
Oggi mi sento una persona felice perché sono allineata. Il mio cuore, la mia testa e le mie azioni hanno finalmente deciso di collaborare e muoversi nella stessa direzione. Non sono tutti i giorni sorridente, gioiosa e giocherellona: non è per me oggi questa la felicità. Anche nelle giornate NO, nei momenti in cui sono pessimista, negativa, quando la malinconia mi afferra e tenta in tutti i modi di farmi sprofondare, io mi sento felice.
Sono felice perché posso dire GRAZIE alla vita di quello che ho, e non è poco se ci presto attenzione.
Ho tre figli meravigliosi, che stanno crescendo dritti nonostante la storia storta in cui si sono trovati.
Ho un amico e compagno al mio fianco che mi ama così come sono  e mi sta insegnando a non abbandonare la strada della felicità.
Ho una famiglia sgangherata ma con radici profonde  e amore solido.
Ho amiche leali e sincere e nonostante siano pochi i momenti in cui ci vediamo, so di poter contare su di loro sempre.
Sono felice quando arrivo al lavoro ed un nugolo di bambini vocianti mi si piomba addosso e mi stringe forte.
Sono felice quando finisce l'orario di lavoro e torno a casa dai miei figli.
Sono felice quando mi posso sedere e faccio la maglia come fossi una nonna.
Sono felice durante le partite di rugby.
Sono felice quando piove perché posso camminare sotto la pioggia.
Sono felice ogni volta che mi siedo al pc a scrivere.
Sono felice dei progetti che pian piano stanno delineandosi.
Sono felice anche quando piango e fatico a risalire dai momenti negativi: mi aiutano a tenere duro.
Sono felice ogni volta che riesco a superare gli ostacoli, perché mi permettono  di misurarmi con le mie  debolezze e la mia forza.
La pizza
Il gelato
Il lago
La montagna
Il vento sul viso quando la moto ci porta lontano
Le mie sorelle 
La risata di Michele
Il bene dei nonni dei miei figli
Una telefonata inaspettata
La mia nipotina Camilla che oggi mi ha aperto il cuore 
Il bacio di Elisabetta
La telefonata di Federico da Livigno
Mia mamma
Michele che suona il pianoforte
Mio fratello 
Un bicchiere di Gewurtztraminer

QUESTO E TANTO ALTRO È PER ME OGGI LA FELICITA' 




giovedì 25 ottobre 2018

PRENDERE IL VOLO

Sono quasi le 22 e sono rientrata a casa da pochi minuti. Ho accompagnato Federico da mia mamma. Domani partirà per uno stage a Livigno: tre settimane lontano da casa. Non è la prima volta che si allontana. Eppure questa volta è DIVERSO. Oggi qualcosa nel mio stomaco si sta smuovendo. E anche dagli occhi qualche lacrima decide di avanzare e scorrere lungo le guance. Non sono mai stata una mamma apprensiva o iperprotettiva. Al contrario ho sempre lasciato molto spazio ai suoi voletti. Vivevo nella certezza che dopo aver esplorato lo spazio circostante, con qualche battito d'ali sarebbe ritornato nel suo nido, da me. Sono pienamente consapevole che anche questa volta tornerà da me; ha ancora da finire la scuola e non è ancora arrivato il giorno del grande volo. Ciononostante ho come l'impressione che stia facendo le prove generali. E per quanto io ne sia felice, fiera, orgogliosa, sento che una parte di me si sta staccando. Non avrei mai  pensato di provare questa sensazione, lo confesso. Quando mi capitava di imbattermi in mamme che si dicevano tristi perchè i loro figli stavano lasciando il nido, faticavo a comprendere come fosse possibile non gioire della loro autonomia, delle loro scelte e soprattutto non agognare finalmente di poter prendersi del tempo per se stesse. Continuo a pensare che ho voglia di cominciare a poter camminare per casa senza fare lo slalom tra calzini sporchi, o passare per il corridoio indenne invece che ritrovarmi coinvolta in qualche faida fratricida. Eppure la parte non razionale di me sta attraversando il momento del distacco...il taglio del cordone. Vai Federico...vola lontano... esplora...conosci...impara...cadi e rialzati. Una parte del mio cuore vola con te anche se il volo è tuo. Non posso dirti quale corrente ascensionale percorrere o in quale direzione andare. Ma da lontano, e da vicino sempre, seguirò le tue migrazioni, i tuoi viaggi, le tue avventure. E quando avrai voglia di nido e di un'ala sotto la quale riposarti un poco prima di riprendere il viaggio io ci sarò sempre. 

mercoledì 17 ottobre 2018

17 ANNI DI TE

A te che sei stato il primo a rendermi mamma
A te che per la prima volta hai stretto il mio dito nel tuo piccolo pugno
A te che da quando sei nato non hai fatto altro che distruggere ogni mia certezza sulla vita
A te che da piccolo eri ingordo di letture e non smettevi mai di prendere un libro tra le mani affinchè ti leggessi una storia
A te che non sei mai stato un bambino come gli altri perchè non ti interessava essere come tutti ti volevano
A te che testardamente hai seguito il tuo cuore in ogni tua passione, sia quando passavi ore a giocare a travestirti e impersonare maghi, angeli e stregoni, sia quando ti disinteressavi del pallone
A te che stai inseguendo tenacemente i tuoi sogni
A te che te ne sei fregato di avere qualche chilo di troppo quando hai iniziato a ballare
A te che hai fatto vedere a tutti quanti tutto il tuo amore per il ballo e la tua bravura
A te che hai sofferto tanto ma non ti sei mai arreso
A te che non sempre sei compreso da alcuni ma allo stesso tempo sei anche tanto amato ed apprezzato da altri
A te che quando sei approdato in maneggio ti sei lasciato curare dai cavalli
A te che hai trovato il tuo spazio dove sentire meno il dolore
A te che hai saputo scegliere sempre ciò che ti rendeva felice
A te che quando ti ho beccato con le sigarette ti avrei ammazzato ma sono felice di essermi trattenuta dal farlo
A te che stai lottando per trovare te stesso e seguire la tua strada
A te che sei irascibile, prepotente ed egoista ed allo stesso tempo sensibile, buono e generoso
A te che ancora non hai fatto tesoro della tua sensibilità e pensi a volte di eliminarla facendo finta di fare lo stronzo
A te che in casa sei un orso permaloso e nel mondo un ragazzo splendido
A te che stai crescendo
A te che quando hai cercato il posto per lo stage non ti sei arreso ed hai ottenuto ciò che volevi
A te che sei maturato tanto pur restando sempre il mio piccolo bambino
A te che sei arrabbiato, deluso, amareggiato, ma non ti arrendi
A te che hai voglia di cambiare, ricominciare, trovare nuove strade
A te che mi hai insegnato ad avere orizzonti mentali nuovi
A te che ti batti per un mondo più giusto
A te che non hai mai paura di metterti dalla parte di chi è discriminato
A te che troverai la tua strada
A te che sono certa riuscirai a far pace con  i tuoi demoni interiori
A te che un giorno guarderai profondamente dentro te stesso e ti riconoscerai
A te che oggi compi 17 anni ed il tuo piede è lungo circa quanto eri lungo  appena nato
A te che non riesco a credere che sei quasi maggiorenne e presto migrerai a cercare il tuo posto nel mondo
BUON COMPLEANNO !!!!
Ti auguro tutto ciò che di meglio una madre possa augurare al proprio figlio , ma ciò che sopra ogni cosa ti auguro è che tu possa fare pace col tuo passato, accettare le cose che non possono essere cambiate ed amarle nella loro imperfezione, perchè allora e solo allora troverai la pace.

martedì 16 ottobre 2018

LA FORZA DI UNA MAMMA

Oggi ho accompagnato Alessio al suo incontro settimanale con Silvia la terapeuta che lo sta aiutando nelle sue difficoltà con la matematica. Tutte le volte,  mentre sto seduta fuori dallo studio sferruzzando e chiacchierando con mia mamma, c'è una ragazza; avrà circa la mia età e due occhi di una profondità pazzesca. La vedo arrivare sempre sorridente con  la sua piccolina in braccio e un'altra figlia che le sta appresso. Entra nella sala d'attesa rilassata, trasmette pace e serenità al solo vederla. Quasi sempre è carica di borse con il suo piccolo fagottino che le sta avvinghiato come un koala. Deposita le sue cose su una sedia e accompagna la piccola nella stanza di fisioterapia. La sento parlottare con la dottoressa e poi esce. Si siede sulla sedia e con una pazienza infinita inizia a rispondere alle mille domande che le pone la figlia più grande, che avrà all'incirca 9 anni. Con la punta dell'occhio la osservo e non percepisco in lei e nei suoi gesti nè fretta nè impazienza. Ride spesso e la sua voce è rassicurante e serena.  A volte i nostri sguardi si incrociano e tutte le volte penso che vorrei parlarle e conoscerla meglio, poi mi dico che forse è meglio se mi faccio i fatti miei e riposo gli occhi sui ferri ricominciando ad intrecciare le maglie una dopo l'altra. Credo di esserle simpatica; ciò che so di sicuro è che lei a pelle mi piace. Finita l'ora, la terapista la chiama nella stanzetta. Io non vorrei origliare, ma tengono la porta aperta e parlano a voce alta. La dottoressa le elenca tutti i progressi della piccola e lei si rivolge sempre alla sua bambina facendole un sacco di complimenti e di incoraggiamenti, coinvolgendo sempre la sorella. Poi esce, riprende tutto il suo carico, mi guarda, mi sorride, ci salutiamo e torna a casa. 
Oggi quando è arrivata è entrata subito nello studio. Poco dopo è uscita ... sento che ha  ricevuto una telefonata...parla serenamente  e si mette come sempre a parlare e giocare con sua figlia. Ad un certo punto l'ha invitata a scendere al piano di sotto per prendersi una merendina. Non appena la bimba ha voltato l'angolo, si è portata le mani sul viso e ha cominciato a piangere, silenziosamente, compostamente, ma percepivo i suoi sussulti. Due minuti di sfogo, poi si è alzata, è andata in bagno e si è asciugata tutte le lacrime. Nel mentre è tornata la grande con la merenda. "Mamma, come mai piangi?" le ha chiesto. Lei l'ha guardata teneramente e le ha risposto: "Tranquilla, non sto piangendo. Va tutto bene"
Avrei voluto avvicinarmi  e stringerla forte in silenzio, senza parlare.
Quando la terapista l'ha chiamata, come sempre l'ho sentita sollevata e felice di ascoltare i progressi della sua bambina. E' uscita, ha raccolto il suo carico di borse e uscendo col suo koala al collo, mi ha sorriso e ci siamo salutate.
Ho pensato che non sappiamo davvero nulla delle persone e che spesso non possiamo lontanamente immaginare quale dolore si contorce dietro ad un sorriso. Ho pensato alla forza che hanno le madri, capaci di piangere di nascosto per non turbare i loro figli. Ho pensato anche alle madri che invece quelle lacrime le versano e guardando i loro piccoli ammettono che a volte hanno paura, ma che continueranno ad essere forti, dopo essersi asciugate gli occhi. Ho pensato che se imparassimo a guardarci negli occhi, a salutarci e non aver così paura degli altri, forse potremmo trovare nuovi amici. Ho pensato che il mondo sarebbe un posto migliore con la tenerezza. Ho pensato che possiamo sempre rialzarci dopo i momenti di sconforto e ricominciare col sorriso. Ho pensato che grande è la forza di una mamma.

venerdì 12 ottobre 2018

UN BUON CRISTIANO

Caro signore distinto che oggi eri tutto intento a pulire la Cappellina dedicata alla Madonna ,
vorrei dirti che quando mi sono incamminata verso la macchina ed ho visto te e tua moglie intenti  a spazzare via le erbacce, a ramazzare per terra portando via le cartacce gettate da maleducati, ho pensato che il mondo avrebbe davvero bisogno di gente attenta come voi. Poi, però, hai commesso il grave errore di aprire bocca ed è allora che in un nano secondo la mia testa ha cominciato a mettere in moto una serie compulsiva di pensieri contrastanti che non riuscivo ad esprimere. Nella mia assoluta inadeguatezza ed ammetto, anche dalla scomoda posizione di  cittadina che raramente quando vede un luogo malconcio si prende del tempo per rendere quell'angolo di mondo migliore, vorrei però darti alcuni suggerimenti di buona educazione. Quando la prossima volta ti troverai con una scopa tra le mani a pulire un luogo pubblico, per cortesia evita di fermare la gente insultandola e accusandola di non essere un buon cristiano perché non si degna di dedicare del tempo a riordinare la pavimentazione di una statua, seppur si tratti di una statua sacra. Primo perché non puoi assolutamente sapere chi hai di fronte.Magari potrebbe anche essere che stai ingiuriando una madre di famiglia che ha appena passato ore in ospedale ad accudire il figlio malato, o una vedova in lutto o che ne so un neo pensionato che ha appena fatto del bene in una casa di riposo, facendo compagnia a persone sole  e non a statue mute.  Il tuo gesto, che merita rispetto, senza un briciolo di umanità, è solo un gesto esteriore che appaga il tuo ego smisurato e ti permette di autoarruolarti nella schiera dei Buoni, quelli "giusti" che non hanno bisogno di redenzione. Secondo perché il senso civico e la buona educazione hanno poco a che vedere con l'essere come ti sei definito "un bravo cristiano che va a Messa tutti i giorni".
E quando con arroganza mi hai chiesto come potessi  definirmi una donna di fede, come potessi andare a Messa con un cuore sereno se poi non mi occupavo di rendere degno un luogo di preghiera, credimi che mi hai lasciata senza parole. E questo non è sempre un bene. Mi hai lasciata basita perché non riuscivo a capacitarmi della pochezza dei tuoi discorsi. Non potevi e non puoi assolutamente sapere se sono una donna di fede, se sono atea o se credo o non credo in qualcosa. Per questo, con molto rispetto, ti chiedo di collegare la testa alla lingua la prossima volta che mai dovessi incontrarmi per strada, e qualsiasi altra volta in cui ti troverai di fronte ad un essere umano. Una cosa che non puoi immaginare è quanto io sia stata felice di provocare una disgustata smorfia sul tuo viso nel momento in cui, dopo avermi gettato addosso la tua spazzatura mentale, ti ho guardato fisso, e ti ho risposto:"Ma scusi, io non vado a Messa". Che questo sia vero o meno, non ha alcuna importanza, e non mi interessa nemmeno che tu sappia se sono o meno una brava cristiana; di questo me ne occupo io nella mia coscienza. Non sono affari che ti riguardano. E' stato buffo vedere il tuo cambio di umore e di tono quando seccamente mi hai detto: Ah, non vai a Messa? Brava! Allora fai bene a non avvicinarti a questo luogo". Mi ha fatto davvero sorridere questa tua ignoranza e superficialità. E credimi, quando ho chiuso la portiera e ho acceso la macchina, non sono riuscita a partire subito. Per questo ho abbassato il finestrino e ti ho detto: Preferisco cento volte non andare a Messa che andarci come va lei e poi essere una persona giudicante e offensiva". Non ho avuto il tempo di guardare la tua faccia mentre te lo dicevo, perchè sai ho tre figli a cui dare da mangiare e a causa del tempo che mi hai fatto perdere stavo anche arrivando in ritardo al lavoro. Ma queste cose, di me e di chiunque altro  incontri sul tuo cammino, non le saprai mai se le prime parole che rivolgi alla gente sono accuse e giudizi sterili. E nonostante tutto, caro signore distinto che trascorri il tempo a ramazzare per strada, io ti ringrazio perché oggi mi hai insegnato che per essere un buon cristiano non ho bisogno di andare a Messa tutti i giorni come fai tu.

P.S. La cappella ora è veramente ordinata e pulita. Grazie per il tuo servizio. 

venerdì 5 ottobre 2018

UNA PACCA SULLA SPALLA

Questa mattina mi sono svegliata ripensando alla bellissima chiacchierata di ieri sera con Patrizia.
Avete presente due persone che si conoscono di vista ma a pelle hanno la sensazione di potersi aprire senza troppa vergogna o troppa paura? Quando incontri una persona così scaturiscono, inevitabilmente, fiumi di parole, di pensieri e di ricordi. Tra le tante cose che ci siamo dette, una continua a rimbalzare nella testa:ogni tanto tutti abbiamo bisogno di una pacca sulla spalla.
Immaginiamo di avere una giornata fantozziana, una di quelle giornate memorabili che nemmeno una memoria da criceto come la mia, potrebbe mai dimenticare: chiavi dimenticate in garage, lavatrice che si intasa con bagno allagato annesso, appuntamento saltato, cena bruciata sul fuoco perchè l'avevi messa sul gas prima di accorgerti del bagno allagato... 
Che arma abbiamo per sopravvivere ad una catastrofe simile? Solo una: il VAFFANCULO, pensato, sussurrato, detto, urlato e ancora gridato più forte! Lo senti partire dalla punta dello stomaco fino a che incontrando le corde vocali prende la forma di un suono, di una parola, di un grido. E quando sei ormai all'ultimo stadio cosa succede? Ti accorgi che non serviva a nulla urlare, che la rabbia non si sta placando, anzi, pian piano ti senti trascinare in una corrente di negativo. 
Hai ancora un asso nella manica: una telefonata. La telefonata che potrebbe salvarti la giornata. E invece che accade? Immancabilmente  chiami la persona sbagliata. "Pronto? Ciao, scusa se ti chiamo, ma oggi è una di quelle giornate...bla bla bla bla bla bla .... " e senza mai prendere fiato racconti dettagliatamente la tua piccola catastorfe.
"Suvvia, che sarà mai! pensa al tramonto meraviglioso che si vede ora alla finestra...che saranno mai delle chiavi dimenticate di fronte a tanta bellezza?" 
Ed è allora che le lacrime scendono copiose, perchè tu lo sai benissimo che quello che è accaduto non è realmente catastrofico, li hai visti i terremoti nei telegiornali e sai che sono quelle le vere tragedie... Ma sai anche che sarebbe bastato un semplice: "Caspita, mi dispiace, è tutto a posto adesso?" , la meravigliosa pacca sulle spalle di cui tutti abbiamo bisogno, e la serata sarebbe cominciata bene, con un calice di vino in mano per festeggiare la tua vittoria su Fantozzi, il tuo essere sopravvissuta alla tempesta, il meritato riposo del guerriero. E invece, nulla , ricominci con i tuoi mantra di vaffanculo, fino a che riesci a chiamare la persona giusta che arriva di corsa a casa tua con un fantastico Gewurztraminer e due calici di cristallo! 

venerdì 28 settembre 2018

STUPORE E MAGIA

Non ho ben chiaro se la magia e lo stupore possano essere insegnati, o se dobbiamo solo avere la fortuna di ereditarli nel nostro corredo cromosomico alla nascita. Me lo domando ogni volta che guardo i miei figli e ripenso alla loro prima infanzia. I primi due sono stati bambini pieni di fantasia, di meraviglia, di entusiasmo e stupore. Insieme andavamo nei boschi a caccia di fate e gnomi nascosti sotto ai funghi. Trovavamo le loro impronte ed i segnali del loro passaggio ovunque. Li abbiamo visti fuggire dietro agli alberi, o nascondersi sotto alle foglie secche.Spesso ci fermavamo immobili nel mezzo di un bosco, in silenzio, sperando uscissero a chiacchierare con noi. Il periodo natalizio, poi era un tripudio di emozioni e di magia pura. L'attesa di Santa Lucia, che giorni prima del suo arrivo, sbirciava dalle finestre di casa per assicurarsi che i bambini meritassero il dono che stava per portare. Il fieno preparato per il suo asinello, il latte per rifocillarla durante il suo faticoso viaggio tra le case di tutti i bambini. Sentivo la loro agitazione la mattina del grande giorno, i loro passi che correvano furtivi verso la sala cercando di capire se la Santa fosse passata... le loro risate... i regali scartati....la carta ovunque e la loro felicità sul viso e la magia nello sguardo. Mi sono sempre rivista in loro. Sono  stata una bambina con la testa tra le nuvole ed i piedi poco ancorati a terra. Mi bastava pochissimo per fare giri immensi con la fantasia e l'immaginazione. Ricordo che da piccola, ogni volta si passava da Maggianico, sotto la torre rosa che si trova ancor oggi vicino al semaforo, papà iniziava a dire : "State bene attente a vedere se riuscite e scorgere Rapolina.".  Laura ed io cominciavamo a dire : "Rapolina, Rapolina, gettaci la tua treccina". Lo sapevo che si trattava solamente di un gioco eppure io, immancabilmente, quel ciuffo biondo attorcigliato lo vedevo chiaramente. Laura non la vedeva; penso sapesse benissimo che non esisteva nessuna principessa imprigionata, forse avrà anche pensato di avere una sorella pazza e visionaria. Io ho sempre creduto nella magia, nella fantasia, nel potere dei sogni... e non posso fare a meno di crederci ancor oggi. Per questo è stato per me scioccante ritrovarmi faccia a faccia con Alessio, il mio terzo figlio. Lui non riesce ad abbandonarsi ai sogni, agli amici immaginari,. Non si è mai entusiasmato la mattina di Natale davanti ai pacchetti colorati. Per lui era importante solo arrivare a vedere cosa contenessero, non chi li aveva portati. La sera preparavamo il latte per Gesù Bambino, ma al mattino non si premurava affatto di vedere se avesse gradito il nostro pensiero.
Ho provato molte volte a portarlo nel bosco, a parlargli di gnomi, di elfi, ma nulla vedeva solo castagne, funghi, foglie e felci. Non che la natura sia priva di magia e stupore, al contrario, ma i suoi occhi sanno stupirsi solo per ciò che concretamente può toccare e sperimentare. E questo suo atteggiamento così materiale verso la vita, a volte spegne i miei sogni e la mia fantasia.  Forse è vero quando dicono che ognuno di noi ha una favola scritta dentro di se', ma ha bisogno di qualcuno che gliela sappia leggere e raccontare. E quando è stato il momento di raccontarla ad Alessio, ero io che avrei avuto bisogno che qualcuno la leggesse a me. Ero nel periodo più difficile della mia vita, quando tutti i miei sogni, i miei desideri si erano sfracellati e stavo ricomponendo i pezzi della mia esistenza. Forse lui ha solo avuto la sfortuna di non avere nessuno capace di aiutarlo ad allargare lo sguardo verso l'infinito, verso il sogno e la fantasia. Sono felice che sia in grado di stupirsi e trovare meravigliosa la luna che si nasconde tra le nuvole, che sappia apprezzare lo splendore di un paesaggio visto dalla cima di un monte, ma mi auguro che presto possa trovare in fondo al suo cuore una briciola di magia che nei giorni tristi gli dia un attimo di respiro. Tutti abbiamo bisogno di un angolo magico dove ricaricare le batterie, dove perderci e ritornare bambini. Forse tutti abbiamo lo stupore scritto nel DNA ...abbiamo solo bisogno che qualcuno ce lo sappia mostrare. 

lunedì 24 settembre 2018

COSI' DIVERSI

Ieri sera, quando siete tornati a casa, non ho potuto fare a meno di pensare a quanto siate diversi. E' sempre uno stupore rendersi conto che figli cresciuti nella stessa casa, con le stesse problematiche, identici genitori, possano sviluppare personalità così distanti tra loro. Però, in fondo è come avere tre semi in uno stesso vaso. Li annaffi ogni giorno con acqua, ricevono i raggi del sole, si riposano sotto la stessa ombra ed all'improvviso ecco sbocciare una margherita, una campanula ed un fagiolo. Siamo piante anomale, in grado di generare semi diversi da noi e differenti anche tra loro. E quale sarà il frutto che nascerà lo scopriremo solo col tempo, stagione dopo stagione. Non avremo il potere di stabilire e decidere il frutto che raccoglieremo, ma abbiamo  la responsabilità di curare il terreno, bagnare il seme, proteggerlo dai corvi, e far si che nasca e maturi. 
Ieri vi guardavo, vi ascoltavo e mi sono resa conto per la prima volta, che forse, sono stata una brava contadina. Ma il merito più grande è vostro. Siete voi che avete pazientato al buio, sottoterra in attesa della primavera. Voi avete avuto il coraggio di crescere e sfidare l'inverno, di spaccare il seme e lasciare spuntare il primo germoglio. Siete stati ancora una volta voi, ad allungare le radici alla ricerca dell'acqua che versavo ogni giorno. L'avete assimilata e trasformata in nutrimento per poter diventare grandi. Voi avete sopportato il vento e siete rimasti aggrappati alla terra anche durante le tempeste. Siete solo poco più che germogli, ma prometto che per quanto mi sarà possibile, continuerò a prendermi cura del vostro campo perché possiate diventare ciò a cui siete destinati...

giovedì 13 settembre 2018

SCRIVERE

Scrivere è sempre stata la mia passione, fin da quando ero bambina.  A scuola, la mia professoressa di italiano mi chiamava la "piccola scrivana fiorentina". Piccola lo ero e lo sono ancora: non sono mai  riuscita a raggiungere il metro e sessanta di statura. E davvero amavo scrivere. Poi, non so per quale ragione, ho messo nel cassetto tutte le mie penne ed i fogli bianchi che riempivo di parole ed emozioni. Con loro però chiusi anche i miei sogni in quel buio e triste cassetto.
Qualche tempo fa, un uomo speciale di nome Enrico, al quale voglio bene come fosse uno zio, mi ha detto che dovevo provare a scrivere un libro. Lui non poteva sapere che quella frase avrebbe lavorato giorno e notte dentro di me, scavato profondamente nel mio cuore fino a farmi decidere di riprendere in mano questo sogno dimenticato. Non so se riuscirò mai a diventare una scrittrice famosa, ma la mia mente ha il divieto assoluto di credere che fallirò. 
Oggi ho iniziato a buttare giù  qualcosa che mi sta frullando in testa. E la cosa buffa è che non vedo l'ora di scrivere, di aggiungere particolari e dettagli per poi rileggere e scoprire cosa accade ai personaggi.
Sempre più convinta di aver bisogno di andare da uno serio ! ahahahahhahaha...

lunedì 10 settembre 2018

40 ANNI

Pubblico, a promemoria, ciò che scrissi il giorno del mio 40mo compleanno....

Ho sempre creduto che non sarebbe accaduto nulla di particolare al compimento dei fatidici 40 anni.
E in realtà così è stato. Non mi sento più vecchia, non mi sento più donna,non mi sento gli anni che ho. Però questa mattina quando mi sono svegliata avevo addosso una sensazione strana; ho anche pensato che forse ho già vissuto più della metà della mia vita. Ma  anche  che in fondo, a qualsiasi età potremmo aver vissuto più di quel che ci resta da vivere. E così ho compreso che non era esattamente quello che mi ronzava nella testa. Mentre leggevo gli auguri che mi sono stati inviati ho compreso: in molti mi avete augurato che ogni mio desiderio si possa avverare...che merito solo cose belle... che la vita mi possa sorridere... che sia una vita in discesa...altri di questi anni!!! È tra quei messaggi che ho percepito chiaramente cosa ha reso diverso questo compleanno....è che non ho desiderato nulla. . Non riuscivo a pensare cosa desiderare...ho solo ringraziato!!!! Ebbene si... caspita ...ho 40 anni ed ho 3 figli meravigliosi che nonostante tutte le mie imperfezioni stanno sbocciando come fiori splendidi... ho una grande famiglia che mi ha sorretto e mi supporta sempre... ho amore intorno a me...un amore solido... leale...paziente... pratico...allegro ...leggero. .. ho amiche profonde... a volte una particolarmente permalosa, senza la quale forse sarei annegata in certi momenti. Mi sento realizzata. Realizzata non vuol dire che mi sento arrivata o perfetta, o migliore...realizzata per me significa che non ho rimpianti , rimorsi...che ho perdonato quel che andava perdonato, lasciato andare quello che bloccava la mia crescita , accolto nuove opportunità, nuova vita.... e da oggi, e qui mi contraddico, ho un desiderio... vivere in pienezza ogni istante.... camminare...evolvere...in poche parole...diventare, come mi ha augurato oggi una donna speciale, "quei colori che mi abitano già "... per almeno altri 40anni!!!!

ELENA

Quando scoprii di essere in attesa di Alessio, il mio terzo bambino, non stavo vivendo un momento facile della mia vita matrimoniale. E forse, alla soglia dei trent'anni, mi trovavo nell'istante in cui una donna comincia a prepararsi al momento dei bilanci. La mia testa era un turbinio di domande e di interrogativi. E non avevo nessuno accanto in grado di accompagnarmi alla ricerca delle risposte. Avevo già due bambini, Federico quasi 7 anni ed Elisabetta 5 anni. Ai tempi non avevo un vero e proprio lavoro, non sapevo chi ero, non sapevo dove volevo andare, ma ero certa di essere infelice, anche se nessuno avrebbe mai pensato che dietro ad una mamma giovane, solare e sempre sorridente potesse nascondersi una donna insoddisfatta ed in cerca di se stessa. Fu per questo che cominciai a scrivere, celata dietro un nick name, in un forum di donne, che come me, avrebbero dato alla luce il proprio piccolo a settembre 2008. Ricordo che ci scrivevamo ogni giorno, raccontandoci senza paure e senza vergogna, tutte le lotte che vive ogni donna durante la magia della gravidanza. Piano piano i post di discussione incominciarono a cambiare. Da post tipo "Come chiamerete il vostro bambino?" o       "Elenco delle cose da mettere in valigia", si arrivò a parlare di noi stesse, della nostra vita, dei nostri sogni e desideri. E fu in questo modo che mi resi conto che non esisteva solo una vita come io l'avevo vissuta fino a quel giorno. C'era un mondo che io non pensavo esistesse, ma che desideravo fortemente conoscere. La condivisione profonda di vissuti così diversi mi aprì orizzonti nuovi e mi mise in contatto con donne splendide,che oggi sono le mie amiche. Loro sono state la mia tifoseria più grande quando ho deciso di prendere in mano la mia vita e affrontare la dolorosa e difficile esperienza della separazione. Loro mi hanno materialmente regalato lo strumento per realizzare i miei sogni, quando decisi di buttarmi nel mondo della pasticceria. Sarebbe falso se vi dicessi che siamo tutte ancora legate e che ci scriviamo ogni giorno ancora oggi. Ma posso garantirvi che a distanza di 10 anni con alcune di loro esiste una vera amicizia, profonda  e sempre presente. 
Elena è una di loro.
Elena è di una bellezza disarmante, anche se lei non se ne rende conto. E' una ragazza mora, sorriso sincero e sguardo profondo. Se ti fermi a guardarla nella profondità dei suoi occhi puoi vedere la passione che le brucia dentro e la implora di darle una via di fuga. Credo che il giorno in cui riuscirà a guardarsi come se fosse un altro ad osservarsi, tremerebbe di commozione per la bellezza che vedrebbe dentro se stessa. Elena ha una forza incredibile. Ha superato dolori che avrebbero annientato chiunque. Eppure lei, è ancora in piedi. Pronta a correre verso la felicità che la attende.
Ieri, ci siamo incontrate di persona per la prima volta. E' venuta a Milano con la sua splendida tribù di ragazze ed il suo bel marito. Ci siamo trovate in piazza del Duomo, senza mai esserci viste personalmente prima di allora. Ammetto di aver avuto paura di trovarmi in imbarazzo, di non sapere cosa dire a parole, dopo che ci eravamo scambiate chilometriche conversazioni via messaggi per 10 anni. E invece, quando ci siamo viste, era come se davvero ci conoscessimo da sempre. Me la sono stretta forte forte, sperando potesse, attraverso quell'abbraccio, percepire quanto la sua amicizia per me è importante, per ringraziarla di sopportare tutti i miei momenti di crisi, per esserci nella mia rinascita. Non sempre l'amicizia decide di rivelarsi per vie normali, a volte si manifesta tramite la tastiera di un computer; ma quando si ha la fortuna di incontrarla, riconoscerla, allora abbiamo anche  il dovere di custodirla come un dono prezioso. Grazie amica mia per esserci! E speriamo di rivederci  presto...magari in terra toscana! 

mercoledì 5 settembre 2018

DOMANI SI RICOMINCIA



Domani si ricomincia...
Stesso posto, stessa gente, stessa ansia... però sono contenta: e' l'anno delle domande sferzanti in attesa di risposte; tempo di bilanci e resoconti. L' anno del coraggio, dei salti nel vuoto e dei tuffi nel passato. 
Quello che ci aspetta non sarà semplice.  Dovrò venire a patti con i miei desideri, con il mio cuore e  tirare fuori dal cilindro magico tutta l'audacia di cui dispongo, anche quella che ancora non so di possedere. Non avere nulla di certo nella propria vita, in alcuni momenti è qualcosa di terribile. Rimani col respiro spezzato dalla paura di non farcela; i tuoi equilibri tanto faticosamente raggiunti, si scompongono improvvisamente, al cambiare del vento. Ma ti scopri capace di camminare su un filo ad altezze vertiginose; impari a ricominciare...ogni mattina. Il bello di questa continua rivoluzione, però, è la libertà. Puoi riorganizzare la tua vita in qualunque momento, mettere sul piatto della bilancia nuovi elementi, variabili inaspettate, senza zavorre inutili che impediscono ai tuoi sogni di sollevarsi in aria come aquiloni. Ed oggi, ad un giorno dal mio rientro al lavoro, non ho ancora nulla di sicuro sul bilanciere. Calzo  le scarpe, salgo sul filo, respiro fiduciosa e decido di camminare. Un passo alla volta verso il futuro che mi attende se solo avrò il coraggio di fare un piccolo salto nel vuoto... verso la tua mano che  aspetta paziente me e i ragazzi per andare insieme nel nostro domani. Grazie di esistere e di esserci sempre. 

giovedì 30 agosto 2018

COMPOSTA DI FICHI PICCANTE

Ogni anno, verso fine agosto, mi prende un'irresistibile voglia di confettura di fichi. Non ho solamente il desiderio di mangiarla, sono assalita proprio da un'insana tentazione di mettermi a cucinarla. Lo scorso anno avevo realizzato tre vasetti di confettura  di fichi e mandorle e giusto venerdì ho aperto l'ultimo rimasto ancora nell'armadio: buonissima!
Oggi mia mamma mi ha portato una cassettina di fichi, che la mia madrina Ida ha colto per me , ed eccomi qua a sperimentare una nuova ricetta. Anzi, ho intenzione di preparare due versioni di questa deliziosa conserva: confettura di fichi e composta piccante di fichi. La prima sarà un'ottimo preparato per deliziose colazioni, la seconda accompagnerà, questo inverno, formaggi e bolliti di carne.

Questa ricetta è una rielaborazione di alcune ricette trovate in rete. Ho preso spunto un po'  qui https://ricette.donnamoderna.com/marmellata-di-fichi-piccante e un po'  là ed ecco la mia versione.

COMPOSTA  DI FICHI PICCANTE :

2 kg di fichi maturi
350 gr di zucchero
1 peperoncino
pepe nero
chiodi di garofano
grappa
cannella in polvere

Ho pulito i fichi tenendo solamente quelli maturi ma belli sodi (i fichi troppo maturi rischiano di lasciare un sapore troppo acidulo). Li ho tagliati a pezzettoni e messi in una pentola a fuoco basso per circa 40 minuti prima di aggiungere zucchero, peperoncino, pepe, cannella e chiodi di garofano. Ho proseguito la cottura per circa una mezz'oretta mescolando per non fare attaccare il composto. Non ho passato con il minipimer la confettura perché mi piace sentire i pezzi di frutta, ma se preferite una consistenza più omogenea, prima di aggiungere le spezie date una frullata. Prima di spegnere ho sfumato con la grappa. Mentre la composta era in cottura ho sterilizzato i vasetti in acqua bollente. Ho riempito poi i vasi con i fichi ancora molto caldi , li ho chiusi e messi a testa in giù. So che al fine di creare il sottovuoto, questa operazione non è fondamentale, ma adoro vedere i barattoli capovolti sull'asse di legno a raffreddare. E' un'azione molto romantica: mi sembra di essere una vecchia nonna che prepara le conserve per tutta la famiglia.  Non vedo l'ora di provare l'abbinamento con un buon formaggio!


2370 chilometri Umbria e ritorno: il rientro a casa


Ore      7: sveglia e colazione
Ore 8.15: partenza

Salutiamo Nunzia e Patrizia ringraziandole della bella permanenza al Castello e saliamo sul nostro destriero pronti per questo viaggio che ci attende. La prima parte di tragitto è decisamente noiosa: autostrada fino a Valdarno se vogliamo essere a casa ad un orario decente questa sera. Man mano che ci avviciniamo alla toscana il paesaggio comincia a cambiare. Non so come spiegarlo, ma ho come l'impressione che più ci allontaniamo dall'Umbria più abbandoniamo la dimensione atemporale che la caratterizza. Niente più distese interminabili di borghi senza età, di colline centenarie, di vigneti e uliveti senza tempo. E' come uscire da una campana di vetro, da una bolla di sapone attraverso la quale tutto ciò che ti circonda ha dei colori meravigliosi. Così è stata per me questa vacanza: un viaggio all'interno di me stessa senza la dimensione del qui ed ora. Un' esplorazione profonda dei miei limiti, delle mie ferite e la scoperta dei miei sogni e dei miei desideri. Ciao Umbria ... ci rivedremo molto presto. 
Purtroppo non riusciamo ad attraversare le colline toscane e ci dobbiamo accontentare di valicare gli appennini. Oddio, non che sia uno spettacolo terribile; tutt'altro. 
Saliamo al Passo della Futa ed al passo Raticosa per poi scendere verso Bologna. Sulla via del ritorno, ad un certo punto, il nostro occhio viene catturato da alcune bancarelle parcheggiate lungo una via. Siamo amanti dei mercatini di ogni genere, quindi, sosta obbligata! Sfortunatamente per noi si tratta di un semplice mercato paesano, ma questa fermata ci permette di scoprire un paese  davvero carino: Loiano. Non abbiamo il tempo di una visita accurata, ma, passeggiando alla ricerca di un locale dove poter mangiare un boccone, ci rendiamo conto che il posto meriterebbe una bella girata in tutta calma. Se vi capita di passare da quelle parti non fatevi scappare questo percorso ( che mi riprometto di fare al più presto) :

Decidiamo di fermarci in un bar che ha dei tavolini carini all'esterno. Il titolare ci invita a dare un'occhiata alla veranda, accettiamo l'invito e ci sediamo in questo piccolo gioiellino accogliente e riservato. Prendiamo due panini ed una buona Weiss... peccato che dopo averla aperta ci accorgiamo si tratti di una Lager. Ed è grazie a questa svista della cameriera che ci rendiamo conto di essere capitati in un locale ben gestito e capace di farti tornare una seconda volta.  Quando , al momento del conto, facciamo notare la svista, prima si scusano poi con grande simpatia e intelligenza ci strappano una bella risata scherzando sull'errore della ragazza, facendo passare così in secondo piano l'inconveniente. Complimenti! Se trovandovi a Loiano avrete voglia di ottimi panini e di un po' di risate non esitate a fermarvi qui: 


Con lo stomaco appagato, riprendiamo il nostro viaggio verso casa.
Il vento mi scompiglia i pensieri arruffati e li mescola, così alla rinfusa, senza una logica. E  mi trovo a fantasticare sul futuro, a immaginare il giorno in cui Alessio prenderà la laurea e pochi secondi dopo a ricordare quando presi tra le braccia per la prima volta Federico ed Elisabetta. Tutto si sussegue nella mia mente senza una direzione o una meta. Immagini che svolazzano incrociandosi l'una con l'altra creando un collage meraviglioso di sensazioni. In questo momento, solo in codesto preciso istante, tutto sta in equilibrio;  non mi spaventa la paura e l'incertezza del domani, non rimpiango i miei errori, sorrido e mi lascio cullare dal silenzio. 
Arriviamo a Sustinente attorno alle 17 e ci fermiamo per una pausa prima di procedere con l'ultimo tratto di strada. Conosciamo questo piccolo bar perché ci siamo già fermati due anni fa in occasione del nostro primo viaggetto in moto sul delta del Po. A volte ci piace tornare nei luoghi in cui siamo stati, un po' per romanticismo, un po' quasi a voler verificare quanto siamo cresciuti o cambiati. 
Distendiamo le gambe prima di rimontare in sella alla "bimba" e doppia dose di caffè per combattere la stanchezza. 
Mancano circa tre ore alla nostra destinazione finale e iniziamo a intravedere dei nuvoloni in lontananza. Michele è fiducioso; dice che si tratta di nubi di passaggio. Io, invece, controllo sul mio consulente 3BMeteo e sinceramente non sono poi così tranquilla, ma ripongo tutta la mia fiducia nel "Bernacca dei miei stivali" qui accanto a me.


Qualche goccia vicino a Orzinuovi la becchiamo, ma nulla che ci costringa a fermare la corsa e metterci al riparo. Arriviamo a Pontida leggermente umidi verso le 20. I rientri a casa dopo le ferie sono sempre abbastanza ambivalenti: da un lato la malinconia della vacanza finita, dall'altro la serenità di tornare nel proprio nido. Questa volta invece mi assale solo una strana sensazione di non appartenenza, di estraneità. Ne prendo atto, cercando di non psicanalizzare troppo il mio sentire, soprattutto perché al momento ho solo voglia di una infinita doccia calda e di una pizza. 
Vacanza finita...rientro alla normalità: modalità ON 


domenica 26 agosto 2018

2370 chilometri Umbria e ritorno: giorno 8

Non possiamo tornare a casa senza una fotografia per Elisabetta della piazza di Don Matteo; quindi destinazione odierna: Spoleto! E' il nostro ultimo giorno in terra umbra e abbiamo bisogno di fare il pieno di natura e bellezza per portare con noi a casa un bagaglio colmo di emozioni e ricordi. 

Iniziamo la giornata visitando la Basilica di Santa Maria degli Angeli, all'interno della quale si trova la Porziuncola, la piccola Chiesetta tra le cui mura  Francesco scoprì la sua vocazione. 


Mentre stiamo ammirando alcuni particolari di questa Chiesa mi chiama la zia Meca: oggi è il mio onomastico e telefona per farmi gli auguri. Decido così di fermarmi a prenderle un piccolo ricordo di Assisi, sicura che lo apprezzerà. E come spesso accade in questo viaggio, la sosta al negozietto di souvenir si trasforma in un bel momento di condivisione col venditore. Chiacchierando un poco arriviamo a parlare della strada del ritorno a casa e lui ci suggerisce un valido percorso per attraversare gli appennini riuscendo però ad essere a casa in giornata. Michele registra in memoria tutte le sue dritte  per consultare poi la cartina questa sera e programmare il viaggio di domani. 
In sella alla "bimba" riprendiamo la strada per Spoleto.


Questi luoghi stanno diventando familiari, e mi sento quasi a casa. Il pensiero di salutare questa terra mi rattrista. Un po' perché davvero sono innamorata di questi luoghi, un po' perché tornare significa ricominciare la vita di sempre e come tutti ben sappiamo, la vita non è per nulla una passeggiata. Cerco di fissare più immagini possibili sulla pellicola che ho nella mente, anche se so che farò fatica a trattenere tutti i ricordi.
Mi soffermo divertita di fronte al cartello stradale di un paese chiamato Bastardo. Scatto una fotografia pensando che potrebbe ritornarmi utile qualora vorrò insultare simpaticamente qualcuno.
Continuiamo la nostra strada attraverso colline e vigneti alla volta di Spoleto.

http://www.visitspoleto.it/ 

Tre sono i luoghi principali che consigliano di non perdersi assolutamente quando si visita questa cittadina: il Duomo, la Rocca ed il Ponte romano.

Oggi, tuttavia, ci sentiamo particolarmente stanchi e senza energia. Effettivamente non abbiamo riposato molto, e cominciano a manifestarsi i primi acciacchi di questa bellissima vacanza che ci ha davvero regalato giornate indimenticabili, mettendoci, però, alla prova fisicamente. Ci muoviamo a rilento, senza correre alla forsennata ricerca di monumenti da visitare ad ogni costo. Slow tour attraverso le vie di Spoleto: è questo il nostro obiettivo odierno.
Arriviamo alla piazza del Duomo e per prima cosa, mi vergogno quasi a dirlo, devo assolutamente fotografare il bar dove Don Matteo conclude le sue giornate. Cosa non si è disposti a fare per un figlio (in questo caso, per una figlia).
Oggi è una giornata particolarmente calda ed assolata; la piazza è pressoché deserta e le poche persone che ci sono  sono tutte concentrate nella zona ristoro. Qualche foto di rito (non particolarmente ben riuscite) e visita al Duomo.







https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Spoleto

http://www.bellaumbria.net/it/itinerari/cosa-vedere-a-spoleto-in-un-giorno/





All'ora di pranzo adocchiamo una pizzeria al taglio. In realtà sono passate le 14,30 ed è ormai chiusa. Ci tocca ripiegare su una gelateria, per la gioia di Michele. Ma siamo fortunati: ci imbattiamo niente poco di meno che nella gelateria del vincitore mondiale di gelati 2017! Che dire: premio meritatissimo! Il gelato è davvero favoloso.  Non lasciatevelo sfuggire, se vi trovate a Spoleto.



Gustiamo questo capolavoro mentre passeggiamo verso il Ponte delle Torri. E' una camminata piacevole, con un panorama mozzafiato. L'arrivo al ponte mi mette una leggera apprensione. So che Michele ha voglia di percorrerlo, e se non fosse per la mia inspiegabile paura delle altezze, lo farei senza pensarci un momento. Fortunatamente per me, in seguito al sisma del 2016, in via precauzionale è stato deciso di chiuderne l'accesso  e non ho così bisogno di prendere tutto il mio coraggio tra le mani per camminare a 82 metri da terra: una bella transenna con tanto di cartello impedisce l'attraversamento. Purtroppo qualcuno ignora i divieti e vediamo alcuni turisti transitare lungo questo lunghissimo collegamento.

https://www.myspoleto.it/citta/strade/Giro-della-Rocca-_-Via-del-Ponte.html

http://www.bellaumbria.net/it/storia-e-archeologia/ponte-delle-torri-spoleto/

Arriva il momento di salutare Spoleto, perché sta sera, udite udite, si cena fuori in un vero ristorante.  O almeno, si spera che i miei amici spettri se ne stiano alla larga, lasciandoci gustare una deliziosa e romantica cenetta. Partiamo alla volta di Costa di Trex percorrendo la strada delle nostre amate colline umbre. Nel silenzio della campagna, cerco di svuotare la testa da ogni pensiero. Se solo mi soffermo  a pensare, la mente si riempie di paure, ansie, interrogativi sul futuro. Non è facile, ma spesso quando riesco a controllare i pensieri negativi e le preoccupazioni, la mia vita mi appare meravigliosa. Quando andavo alle superiori, come moltissime mie coetanee, avevo un agenda che riempivo di pezzi di carta pasticciati, fotografie di cantanti, biglietti del treno, scontrini vari, e scritte di aforismi come se piovesse. Ricordo che avevo scritto una frase: "La vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo". Ci ho messo anni ad interiorizzare questa massima. E posso testimoniare che davvero la nostra percezione della vita rispecchia il nostro pensiero. Ciò che penso accade, ciò che penso creo, ciò che penso si realizza. Questa è una rivelazione splendida. Basterebbe pensare positivo per vedere i miracoli accadere ogni istante. Eppure , nonostante sia consapevole di quanto il mio pensiero influenzi la mia vita, non sempre sono capace di reagire con gratitudine e riconoscenza. Quando me ne accorgo cerco di rimediare, creando il vuoto nella mia testolina, per poi riempirla di immagini positive. Purtroppo non sempre ci riesco, ed è in quei momenti che albergano i fantasmi. Ma oggi il vento ha spazzato via nuvole ed inquietudini.

Sto ancora farneticando quando alzo lo sguardo ed ecco un piccolissimo borgo meraviglioso. Non possiamo passare senza una piccola visita a questa perla appena scoperta. Ci troviamo a Campello Alto, più precisamente a Castello di Campello Alto. Entriamo nel paesino , proprio attraversando una porta, come se stessimo entrando in un maniero medievale. All'ingresso, sedute su una panchina, due anziane signore stanno chiacchierando allegramente. Credo siano abituate alla presenza dei turisti, perché ci guardano curiosamente, senza però lasciarsi troppo distrarre dal nostro arrivo.

http://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-campello-alto/

E' il secondo colpo di fulmine del mio viaggio in Umbria. Sono rapita dalla bellezza di questo paesino che sembra esistere in una dimensione senza tempo, trasportata in un'epoca indefinita, senza la benché minima voglia di riemergere da questa sensazione e tornare nel 2018.
Sulla porta di una abitazione troviamo un cartello: "AFFITTASI". Non ho nessuna esitazione e lo fotografo, sognando di potermi trovare presto qui a vivere un periodo di relax.


Riprendiamo il nostro viaggio quando all'improvviso: un altro castello. Il mio prode cavaliere, in sella alla sua moto, intuisce che desidero vedere di cosa si tratta e con la moto si inerpica fino all'ingresso di questo baluardo. Peccato si tratti di una dimora privata.
Solo a casa, curiosando in rete riesco a vedere la bellezza di questa location fantastica.
Se volete sognare un pochino, vi consiglio di dare un'occhiata alla Rocca dei Trinci

https://www.roccadeitrinci.it/






Arriviamo presto in agriturismo; facciamo una bella doccia "lavastanchezza" e prepariamo i bagagli. Domani, purtroppo, si torna a casa. Ma la giornata non è ancora finita e non permettiamo alla tristezza di rovinarci la serata. Passeggiare per le vie di Assisi, di notte è un'esperienza bellissima. Il buio riporta le case e le strade nel passato e sembra di esser stati catapultati nel medioevo.
Passeggiamo un po' alla ricerca di un ristorante non gradito ai miei fantasmi e lo troviamo quasi subito, appena sotto la Rocca. Ha una bellissima terrazza panoramica e dei prezzi al di sotto della media qui in città. Mi rilasso e sono pronta a godermi la serata. Entriamo e chiediamo se hanno un tavolo per noi due, anche se non abbiamo prenotato. Ci rispondono che purtroppo la terrazza è al completo, ma che possiamo cenare all'interno. Peccato che la sala sia troppo rumorosa e faccia caldo. Decliniamo l'invito a malincuore e scendiamo per rimetterci alla ricerca di un ristorante. Mentre facciamo le scale, una cameriera ci chiama dicendoci di tornare. Ci comunicano che sono riusciti a prepararci un tavolo al volo, se vogliamo restare lì. Siamo, ovviamente, felicissimi e accettiamo di rimanere. Il tavolo è già preparato e ci attende anche una bottiglia di acqua bella fresca che rende l'attesa del servizio molto più piacevole.  Decidiamo di gustare due antipasti, e un primo a testa: strangozzi alla spoletina per me e ravioli di bufala con pomodori e melanzane per Michele. Le porzioni sono decisamente abbondanti ed i piatti molto gustosi. Accompagniamo tutto con un buon vino della casa, mentre chiacchieriamo rilassati  godendoci Assisi di notte. Posto consigliatissimo.

https://www.hotelarocca.it/it/ristorante

Rientriamo felici di questa serata e ci abbandoniamo ad un sonno profondo.

venerdì 24 agosto 2018

2370 chilometri Umbria e ritorno : giorno 7

Venerdì
Iniziamo a renderci conto che la nostra vacanza si avvicina al termine. Abbiamo ancora moltissimi posti da visitare e mentre facciamo colazione consultiamo la cartina. All'unanimità scegliamo le cascate delle Marmore, perlomeno una sbirciatina passando vicino con la moto. Dicono che sia uno spettacolo unico e affascinante. Preferiamo fare una strada veloce e scorrevole perché abbiamo bisogno di arrivare sul posto entro le ore 10, orario di apertura della piena delle cascate, e così ci sorbiamo un bel tratto di noiosa superstrada. Arriviamo in tempo per parcheggiare e renderci conto che se vogliamo vedere qualcosa dobbiamo acquistare il biglietto di ingresso. Il parco, infatti, è tutto racchiuso ed è impossibile scorgere le cascate dalla strada in quanto non si riesce a fermarsi con
Cascate delle Marmore by Michele
la moto; la strada è stretta, in curva e vi è anche una galleria che limita la visuale. Avrei senza dubbio rinunciato se fossi stata da sola, ma percepisco che Michele è interessato allo spettacolo d'acqua e così, con la mia solita lotta di fantasmi, vado in cassa a prendere due ingressi. Un vero furto: dieci euro a testa. La giornata comincia decisamente male! Dico a Michele che per far fruttare questo oneroso biglietto, come minimo dobbiamo rimanere nel parco tutto il giorno. Mi accorgo di avere il muso, lotto per farmi salire un sorriso, ma nulla: sono insopportabile. Aspettiamo una decina di minuti sotto le cascate in attesa della "meravigliosa" caduta e pian piano gli argini vengono aperti per lasciare scorrere l'acqua in tutta la sua potenza. Le persone attorno a noi sono entusiaste e meravigliate. Io penso che nella mia vita ho visto spettacoli naturali ben più belli di questo catino idrico aperto a comando per la gioia delle tasche dei gestori del parco. Lo so, sono decisamente brutale e acida, ma mentirei se dicessi di essere rimasta incantata dallo spettacolo. Mi vengono in mente le parole dell'archeologo John Lubbock:
"In questo mondo non vediamo le cose come sono. Le vediamo come siamo, perché ciò che vediamo dipende principalmente da ciò che stiamo cercando."

cascate delle Marmore by Michele
Ovviamente al momento penso si riferisca alla miriade di turisti che trovano spettacolare il luogo solo perché se lo attendevano sublime. Adesso, a mente rilassata, forse posso ammettere che l'ho trovato orribile perché non mi aspettavo nulla di bello. A questo punto seguiamo i sentieri tracciati all'interno del parco. Sicuramente la maggior parte dei turisti apprezza questa serie di comode scale e sentiero costruiti per limitare la fatica, ma io ho la sensazione di trovarmi a Gardaland o in un parco divertimenti. Ad un tratto arriviamo al balcone degli innamorati, dove la potenza della cascata genera una sorta di temporale sulla terrazza. Lascio a Michele la macchina fotografica e lo zaino e mi lascio inondare e lavare da quella pioggia La sensazione è  bellissima, come se l'acqua stesse lavando via tutto il mio malumore. Ritorno nella grotta e do il cambio a Michele. Decidiamo poi di fare una camminata ed il tragitto migliore è quello libero, non posto sotto la custodia del Parco. E' una bella escursione semplice di circa un'oretta nei boschi  e ad ogni passo sento che pian piano il cuore si libera e torna la quiete.



Vi lascio il link del Parco, nel caso voleste visitarlo,certa che non vi farete fermare dalle mie farneticazioni schizofreniche 😀😀





NORCIA 


Rimontiamo in sella, alla volta di Norcia. 

Sento da molto  il desiderio di visitare questa terra ferita al cuore nel terremoto del 2016. 






Norcia ( caricamento da cellulare) 
Per quel poco che possiamo, ci piacerebbe dare il nostro contributo all'economia di questa cittadina in ginocchio. Tempo fa avevamo sentito l'appello dei commercianti : "Venite a Norcia, non lasciateci soli, aiutateci col vostro turismo" . Oggi questo appello lo abbiamo ascoltato e siamo arrivati perché desideriamo che possa ritornare la cittadina di un tempo. E poi diciamocela tutta, dove si trovano dei salumi così buoni se non qui a Norcia? 
Appena arriviamo percorriamo la via centrale che porta alla piazza della Cattedrale distrutta. Apparentemente sembra un borgo umbro come tanti, poi pian piano si iniziano a scorgere i puntelli che sorreggono gli archi, i cerotti di ferro che tengono insieme le crepe sui muri, la zona rossa vietata al transito...e poi la piazza tutta ingabbiata. E' una sensazione che rievoca alla mia memoria il giorno in cui crollo' il soffitto della nostra casa, Solo che qui assume una portata maggiore e il senso di impotenza ed inadeguatezza è decisamente immenso. Per Michele, che era stato a Norcia nell'estate del 2015 ed aveva pranzato proprio in questa piazza, la sensazione di sconforto è ancor più forte della mia. Rimaniamo qui  un po' di tempo, in silenzio...
Norcia ( caricamento da cellulare)

I negozi che si trovavano nella zona rossa sono stati decentrati ora in un'area adibita a villaggio commerciale, poco fuori dal centro e ci rechiamo li per il nostro pranzo. Scoviamo una piccola bottega che prepara panini e ordiniamo del pane sciapo con  pecorino di fossa, crudo di Norcia e salame di cinghiale. Ottimo pranzo accompagnato da una buona birra artigianale. La giornata sta prendendo una bella piega e le mie nubi si sono ormai diradate. Imbocchiamo la strada del ritorno lasciando  al vento l'onere e l'onore di spazzare via i miei brutti pensieri.
Viaggiamo in solitaria, anche se rispetto al solito, incrociamo qualche motociclista che percorre la carreggiata in senso opposto al nostro. Ad un certo punto arriviamo ad un incrocio e vediamo moltissime auto parcheggiate.

RASIGLIA
Rasiglia by Michele
Michele  pensa che se ci sono molte auto, probabilmente ci troviamo vicino a qualcosa di interessante e non si fa sfuggire l'occasione di una nuova rivelazione. Arriviamo in questo piccolo paesello che scopriamo chiamarsi Rasiglia. Siamo colpiti dalla fiumana di gente che si riversa nelle viuzze, ma non troviamo sulla guida rossa nessun cenno a questo borghetto. Fermiamo un abitante del paese spiegandogli che ci siamo fermati alla vista di tutte quelle macchine e gli domandiamo  cosa rende così speciale questo posto. Ci racconta che fino a due anni fa nessuno sapeva dell'esistenza di Rasiglia, poi, complice Facebook, la gente ha cominciato ad arrivare numerosa, turbando la quiete del paese, ma anche portando turismo. Siamo "approdati nella  Venezia in miniatura dell'Umbria, un piccolo capolavoro", dice. Incuriositi saliamo per una stradina e subito  ecco una vasca di acqua limpidissima e fresca. Immergo piacevolmente le mani e non faccio altro che pensare : "Altro che le Cascate delle Marmore " 
foto by Michele
Poco più avanti, in un locale che pare una piccola bottega, un signore sta raccontando le attività di cui si occupa  l'associazione che gli abitanti hanno
creato per ridonare vita a questo paese. Organizzano laboratori per le scuole facendo vedere le antiche tecniche di filatura della lana e colorazione al naturale, il presepe vivente per le vie del paese ed altre piccole iniziative per rendere questo borgo accogliente per i nuovi ed inaspettati turisti. 
Rasiglia by Michele 
Inutile dire che mi sono innamorata all'istante di questa meraviglia.




Rientriamo a casa felici che questa giornata storta si sia raddrizzata meravigliosamente. Eppure le sorprese non sono ancora finite: ecco Colfiorito, dove ci fermiamo a scattare come forsennati incantati dalla bellezza di questo scorcio meraviglioso.Io ci provo a immortalare decentemente questo spettacolo, ma ho i miei limiti nei paesaggi. Per fortuna posso contare sull'occhio fotografico di Michele che ci dona questi ricordi




Pensiamo di concludere in bellezza andando alla sagra degli Antichi sapori di Rivotorto. Ed ecco che qui  la mia capacità di rovinare ogni cosa si rivela in tutta la sua magnificenza! Parto  con le migliori intenzioni e con la voglia di una bella cenetta. Ma una volta arrivata vengo  assalita dalla mia fatica di godermi la vita e addio sorriso.Visto il tardo orario Michele opta per un piatto di imbrecciata umbra, una zuppa di legumi e cereali, che apprezza moltissimo accompagnata da un fresco bicchiere di birra. Torniamo alla base e ci abbandoniamo tra le braccia di Morfeo.