giovedì 25 ottobre 2018

PRENDERE IL VOLO

Sono quasi le 22 e sono rientrata a casa da pochi minuti. Ho accompagnato Federico da mia mamma. Domani partirà per uno stage a Livigno: tre settimane lontano da casa. Non è la prima volta che si allontana. Eppure questa volta è DIVERSO. Oggi qualcosa nel mio stomaco si sta smuovendo. E anche dagli occhi qualche lacrima decide di avanzare e scorrere lungo le guance. Non sono mai stata una mamma apprensiva o iperprotettiva. Al contrario ho sempre lasciato molto spazio ai suoi voletti. Vivevo nella certezza che dopo aver esplorato lo spazio circostante, con qualche battito d'ali sarebbe ritornato nel suo nido, da me. Sono pienamente consapevole che anche questa volta tornerà da me; ha ancora da finire la scuola e non è ancora arrivato il giorno del grande volo. Ciononostante ho come l'impressione che stia facendo le prove generali. E per quanto io ne sia felice, fiera, orgogliosa, sento che una parte di me si sta staccando. Non avrei mai  pensato di provare questa sensazione, lo confesso. Quando mi capitava di imbattermi in mamme che si dicevano tristi perchè i loro figli stavano lasciando il nido, faticavo a comprendere come fosse possibile non gioire della loro autonomia, delle loro scelte e soprattutto non agognare finalmente di poter prendersi del tempo per se stesse. Continuo a pensare che ho voglia di cominciare a poter camminare per casa senza fare lo slalom tra calzini sporchi, o passare per il corridoio indenne invece che ritrovarmi coinvolta in qualche faida fratricida. Eppure la parte non razionale di me sta attraversando il momento del distacco...il taglio del cordone. Vai Federico...vola lontano... esplora...conosci...impara...cadi e rialzati. Una parte del mio cuore vola con te anche se il volo è tuo. Non posso dirti quale corrente ascensionale percorrere o in quale direzione andare. Ma da lontano, e da vicino sempre, seguirò le tue migrazioni, i tuoi viaggi, le tue avventure. E quando avrai voglia di nido e di un'ala sotto la quale riposarti un poco prima di riprendere il viaggio io ci sarò sempre. 

mercoledì 17 ottobre 2018

17 ANNI DI TE

A te che sei stato il primo a rendermi mamma
A te che per la prima volta hai stretto il mio dito nel tuo piccolo pugno
A te che da quando sei nato non hai fatto altro che distruggere ogni mia certezza sulla vita
A te che da piccolo eri ingordo di letture e non smettevi mai di prendere un libro tra le mani affinchè ti leggessi una storia
A te che non sei mai stato un bambino come gli altri perchè non ti interessava essere come tutti ti volevano
A te che testardamente hai seguito il tuo cuore in ogni tua passione, sia quando passavi ore a giocare a travestirti e impersonare maghi, angeli e stregoni, sia quando ti disinteressavi del pallone
A te che stai inseguendo tenacemente i tuoi sogni
A te che te ne sei fregato di avere qualche chilo di troppo quando hai iniziato a ballare
A te che hai fatto vedere a tutti quanti tutto il tuo amore per il ballo e la tua bravura
A te che hai sofferto tanto ma non ti sei mai arreso
A te che non sempre sei compreso da alcuni ma allo stesso tempo sei anche tanto amato ed apprezzato da altri
A te che quando sei approdato in maneggio ti sei lasciato curare dai cavalli
A te che hai trovato il tuo spazio dove sentire meno il dolore
A te che hai saputo scegliere sempre ciò che ti rendeva felice
A te che quando ti ho beccato con le sigarette ti avrei ammazzato ma sono felice di essermi trattenuta dal farlo
A te che stai lottando per trovare te stesso e seguire la tua strada
A te che sei irascibile, prepotente ed egoista ed allo stesso tempo sensibile, buono e generoso
A te che ancora non hai fatto tesoro della tua sensibilità e pensi a volte di eliminarla facendo finta di fare lo stronzo
A te che in casa sei un orso permaloso e nel mondo un ragazzo splendido
A te che stai crescendo
A te che quando hai cercato il posto per lo stage non ti sei arreso ed hai ottenuto ciò che volevi
A te che sei maturato tanto pur restando sempre il mio piccolo bambino
A te che sei arrabbiato, deluso, amareggiato, ma non ti arrendi
A te che hai voglia di cambiare, ricominciare, trovare nuove strade
A te che mi hai insegnato ad avere orizzonti mentali nuovi
A te che ti batti per un mondo più giusto
A te che non hai mai paura di metterti dalla parte di chi è discriminato
A te che troverai la tua strada
A te che sono certa riuscirai a far pace con  i tuoi demoni interiori
A te che un giorno guarderai profondamente dentro te stesso e ti riconoscerai
A te che oggi compi 17 anni ed il tuo piede è lungo circa quanto eri lungo  appena nato
A te che non riesco a credere che sei quasi maggiorenne e presto migrerai a cercare il tuo posto nel mondo
BUON COMPLEANNO !!!!
Ti auguro tutto ciò che di meglio una madre possa augurare al proprio figlio , ma ciò che sopra ogni cosa ti auguro è che tu possa fare pace col tuo passato, accettare le cose che non possono essere cambiate ed amarle nella loro imperfezione, perchè allora e solo allora troverai la pace.

martedì 16 ottobre 2018

LA FORZA DI UNA MAMMA

Oggi ho accompagnato Alessio al suo incontro settimanale con Silvia la terapeuta che lo sta aiutando nelle sue difficoltà con la matematica. Tutte le volte,  mentre sto seduta fuori dallo studio sferruzzando e chiacchierando con mia mamma, c'è una ragazza; avrà circa la mia età e due occhi di una profondità pazzesca. La vedo arrivare sempre sorridente con  la sua piccolina in braccio e un'altra figlia che le sta appresso. Entra nella sala d'attesa rilassata, trasmette pace e serenità al solo vederla. Quasi sempre è carica di borse con il suo piccolo fagottino che le sta avvinghiato come un koala. Deposita le sue cose su una sedia e accompagna la piccola nella stanza di fisioterapia. La sento parlottare con la dottoressa e poi esce. Si siede sulla sedia e con una pazienza infinita inizia a rispondere alle mille domande che le pone la figlia più grande, che avrà all'incirca 9 anni. Con la punta dell'occhio la osservo e non percepisco in lei e nei suoi gesti nè fretta nè impazienza. Ride spesso e la sua voce è rassicurante e serena.  A volte i nostri sguardi si incrociano e tutte le volte penso che vorrei parlarle e conoscerla meglio, poi mi dico che forse è meglio se mi faccio i fatti miei e riposo gli occhi sui ferri ricominciando ad intrecciare le maglie una dopo l'altra. Credo di esserle simpatica; ciò che so di sicuro è che lei a pelle mi piace. Finita l'ora, la terapista la chiama nella stanzetta. Io non vorrei origliare, ma tengono la porta aperta e parlano a voce alta. La dottoressa le elenca tutti i progressi della piccola e lei si rivolge sempre alla sua bambina facendole un sacco di complimenti e di incoraggiamenti, coinvolgendo sempre la sorella. Poi esce, riprende tutto il suo carico, mi guarda, mi sorride, ci salutiamo e torna a casa. 
Oggi quando è arrivata è entrata subito nello studio. Poco dopo è uscita ... sento che ha  ricevuto una telefonata...parla serenamente  e si mette come sempre a parlare e giocare con sua figlia. Ad un certo punto l'ha invitata a scendere al piano di sotto per prendersi una merendina. Non appena la bimba ha voltato l'angolo, si è portata le mani sul viso e ha cominciato a piangere, silenziosamente, compostamente, ma percepivo i suoi sussulti. Due minuti di sfogo, poi si è alzata, è andata in bagno e si è asciugata tutte le lacrime. Nel mentre è tornata la grande con la merenda. "Mamma, come mai piangi?" le ha chiesto. Lei l'ha guardata teneramente e le ha risposto: "Tranquilla, non sto piangendo. Va tutto bene"
Avrei voluto avvicinarmi  e stringerla forte in silenzio, senza parlare.
Quando la terapista l'ha chiamata, come sempre l'ho sentita sollevata e felice di ascoltare i progressi della sua bambina. E' uscita, ha raccolto il suo carico di borse e uscendo col suo koala al collo, mi ha sorriso e ci siamo salutate.
Ho pensato che non sappiamo davvero nulla delle persone e che spesso non possiamo lontanamente immaginare quale dolore si contorce dietro ad un sorriso. Ho pensato alla forza che hanno le madri, capaci di piangere di nascosto per non turbare i loro figli. Ho pensato anche alle madri che invece quelle lacrime le versano e guardando i loro piccoli ammettono che a volte hanno paura, ma che continueranno ad essere forti, dopo essersi asciugate gli occhi. Ho pensato che se imparassimo a guardarci negli occhi, a salutarci e non aver così paura degli altri, forse potremmo trovare nuovi amici. Ho pensato che il mondo sarebbe un posto migliore con la tenerezza. Ho pensato che possiamo sempre rialzarci dopo i momenti di sconforto e ricominciare col sorriso. Ho pensato che grande è la forza di una mamma.

venerdì 12 ottobre 2018

UN BUON CRISTIANO

Caro signore distinto che oggi eri tutto intento a pulire la Cappellina dedicata alla Madonna ,
vorrei dirti che quando mi sono incamminata verso la macchina ed ho visto te e tua moglie intenti  a spazzare via le erbacce, a ramazzare per terra portando via le cartacce gettate da maleducati, ho pensato che il mondo avrebbe davvero bisogno di gente attenta come voi. Poi, però, hai commesso il grave errore di aprire bocca ed è allora che in un nano secondo la mia testa ha cominciato a mettere in moto una serie compulsiva di pensieri contrastanti che non riuscivo ad esprimere. Nella mia assoluta inadeguatezza ed ammetto, anche dalla scomoda posizione di  cittadina che raramente quando vede un luogo malconcio si prende del tempo per rendere quell'angolo di mondo migliore, vorrei però darti alcuni suggerimenti di buona educazione. Quando la prossima volta ti troverai con una scopa tra le mani a pulire un luogo pubblico, per cortesia evita di fermare la gente insultandola e accusandola di non essere un buon cristiano perché non si degna di dedicare del tempo a riordinare la pavimentazione di una statua, seppur si tratti di una statua sacra. Primo perché non puoi assolutamente sapere chi hai di fronte.Magari potrebbe anche essere che stai ingiuriando una madre di famiglia che ha appena passato ore in ospedale ad accudire il figlio malato, o una vedova in lutto o che ne so un neo pensionato che ha appena fatto del bene in una casa di riposo, facendo compagnia a persone sole  e non a statue mute.  Il tuo gesto, che merita rispetto, senza un briciolo di umanità, è solo un gesto esteriore che appaga il tuo ego smisurato e ti permette di autoarruolarti nella schiera dei Buoni, quelli "giusti" che non hanno bisogno di redenzione. Secondo perché il senso civico e la buona educazione hanno poco a che vedere con l'essere come ti sei definito "un bravo cristiano che va a Messa tutti i giorni".
E quando con arroganza mi hai chiesto come potessi  definirmi una donna di fede, come potessi andare a Messa con un cuore sereno se poi non mi occupavo di rendere degno un luogo di preghiera, credimi che mi hai lasciata senza parole. E questo non è sempre un bene. Mi hai lasciata basita perché non riuscivo a capacitarmi della pochezza dei tuoi discorsi. Non potevi e non puoi assolutamente sapere se sono una donna di fede, se sono atea o se credo o non credo in qualcosa. Per questo, con molto rispetto, ti chiedo di collegare la testa alla lingua la prossima volta che mai dovessi incontrarmi per strada, e qualsiasi altra volta in cui ti troverai di fronte ad un essere umano. Una cosa che non puoi immaginare è quanto io sia stata felice di provocare una disgustata smorfia sul tuo viso nel momento in cui, dopo avermi gettato addosso la tua spazzatura mentale, ti ho guardato fisso, e ti ho risposto:"Ma scusi, io non vado a Messa". Che questo sia vero o meno, non ha alcuna importanza, e non mi interessa nemmeno che tu sappia se sono o meno una brava cristiana; di questo me ne occupo io nella mia coscienza. Non sono affari che ti riguardano. E' stato buffo vedere il tuo cambio di umore e di tono quando seccamente mi hai detto: Ah, non vai a Messa? Brava! Allora fai bene a non avvicinarti a questo luogo". Mi ha fatto davvero sorridere questa tua ignoranza e superficialità. E credimi, quando ho chiuso la portiera e ho acceso la macchina, non sono riuscita a partire subito. Per questo ho abbassato il finestrino e ti ho detto: Preferisco cento volte non andare a Messa che andarci come va lei e poi essere una persona giudicante e offensiva". Non ho avuto il tempo di guardare la tua faccia mentre te lo dicevo, perchè sai ho tre figli a cui dare da mangiare e a causa del tempo che mi hai fatto perdere stavo anche arrivando in ritardo al lavoro. Ma queste cose, di me e di chiunque altro  incontri sul tuo cammino, non le saprai mai se le prime parole che rivolgi alla gente sono accuse e giudizi sterili. E nonostante tutto, caro signore distinto che trascorri il tempo a ramazzare per strada, io ti ringrazio perché oggi mi hai insegnato che per essere un buon cristiano non ho bisogno di andare a Messa tutti i giorni come fai tu.

P.S. La cappella ora è veramente ordinata e pulita. Grazie per il tuo servizio. 

venerdì 5 ottobre 2018

UNA PACCA SULLA SPALLA

Questa mattina mi sono svegliata ripensando alla bellissima chiacchierata di ieri sera con Patrizia.
Avete presente due persone che si conoscono di vista ma a pelle hanno la sensazione di potersi aprire senza troppa vergogna o troppa paura? Quando incontri una persona così scaturiscono, inevitabilmente, fiumi di parole, di pensieri e di ricordi. Tra le tante cose che ci siamo dette, una continua a rimbalzare nella testa:ogni tanto tutti abbiamo bisogno di una pacca sulla spalla.
Immaginiamo di avere una giornata fantozziana, una di quelle giornate memorabili che nemmeno una memoria da criceto come la mia, potrebbe mai dimenticare: chiavi dimenticate in garage, lavatrice che si intasa con bagno allagato annesso, appuntamento saltato, cena bruciata sul fuoco perchè l'avevi messa sul gas prima di accorgerti del bagno allagato... 
Che arma abbiamo per sopravvivere ad una catastrofe simile? Solo una: il VAFFANCULO, pensato, sussurrato, detto, urlato e ancora gridato più forte! Lo senti partire dalla punta dello stomaco fino a che incontrando le corde vocali prende la forma di un suono, di una parola, di un grido. E quando sei ormai all'ultimo stadio cosa succede? Ti accorgi che non serviva a nulla urlare, che la rabbia non si sta placando, anzi, pian piano ti senti trascinare in una corrente di negativo. 
Hai ancora un asso nella manica: una telefonata. La telefonata che potrebbe salvarti la giornata. E invece che accade? Immancabilmente  chiami la persona sbagliata. "Pronto? Ciao, scusa se ti chiamo, ma oggi è una di quelle giornate...bla bla bla bla bla bla .... " e senza mai prendere fiato racconti dettagliatamente la tua piccola catastorfe.
"Suvvia, che sarà mai! pensa al tramonto meraviglioso che si vede ora alla finestra...che saranno mai delle chiavi dimenticate di fronte a tanta bellezza?" 
Ed è allora che le lacrime scendono copiose, perchè tu lo sai benissimo che quello che è accaduto non è realmente catastrofico, li hai visti i terremoti nei telegiornali e sai che sono quelle le vere tragedie... Ma sai anche che sarebbe bastato un semplice: "Caspita, mi dispiace, è tutto a posto adesso?" , la meravigliosa pacca sulle spalle di cui tutti abbiamo bisogno, e la serata sarebbe cominciata bene, con un calice di vino in mano per festeggiare la tua vittoria su Fantozzi, il tuo essere sopravvissuta alla tempesta, il meritato riposo del guerriero. E invece, nulla , ricominci con i tuoi mantra di vaffanculo, fino a che riesci a chiamare la persona giusta che arriva di corsa a casa tua con un fantastico Gewurztraminer e due calici di cristallo!