domenica 12 maggio 2019

MAMMA

Questa mattina mi sono svegliata pensando che da li a poco sarebbe arrivata mia mamma e le avrei mostrato i luoghi dove presto condurrò la mia nuova avventura. Non sono molto brava a esternare attraverso il corpo le mie emozioni. Quando sono felice di accogliere qualcuno, difficilmente riesco a corrergli incontro e stringerlo forte. Preferisco coccolarlo attraverso il cibo. Così mi sono messa ai fornelli, ancora assonnata ed ho cominciato a preparare il pranzo. Mi piace cucinare per le persone che amo, e soprattutto adoro il modo in cui i piatti sono capaci di saziare il cuore prima ancora di riempire lo stomaco. E' una magia che spesso mi si ritorce contro quando fatico ad ascoltare le mie emozioni e lascio che sia il cibo a rispondere alle mie mancanze, ma nelle giornate come questa lascio volentieri sprigionare il potere terapeutico di un buon risotto, la cura meravigliosa del coniglio al forno che risveglia i ricordi del passato, il dolce splendore di una torta che è in grado di colmare il vuoto di chi avresti voluto fosse seduto a quel tavolo, ed invece non c'è più.
Invitarla proprio il giorno della festa della mamma è stata una casualità, ma avere allo stesso tavolo  anche la mamma di Michi e mia sorella Cristina, che sta assaporando la gioia di sentire un figlio nel 
proprio grembo, è stata un'azzeccatissima trovata. Quattro donne, una di fronte all'altra, così diverse tra loro per il modo di vestirsi, la loro storia personale, il colore dei capelli, la modalità espressiva, il suono della voce, ma accomunate da un grande dono... essere madri.
Non posso fare a meno di constatare che la vita ha una fantasia incredibile quando associa  un bimbo ad una specifica  madre. Inspiegabilmente sembra ignorare le parti difettose di ogni donna a cui affida l'onere e l'onore di prendersi cura di un bambino.
Mia mamma non è stata e non è tuttora una madre perfetta. 
E' una donna costantemente preoccupata che tutto si svolga nei tempi stabiliti, che non ci dimentichiamo un appuntamento dal dentista, che il pranzo delle dodici sia pronto alle dodici. Se deve prendere un treno alle 17, si fa trovare in stazione almeno mezz'ora prima. 
Per anni ho vissuto la mia esistenza rispettando questo scandirsi del tempo meticoloso e preciso, e per anni mi sono sentita inadeguata perchè, ancor oggi quando mi ricordo di spegnere il disco che,  continuamente,  nella mia testolina ripete di non arrivare in ritardo, io sono maledettamente sbadata, ritardataria e confondo gli appumtamenti e le scadenze di qualsiasi impegno. Oggi mi chiedo quale persona nella sua vita si sia dimenticata di lei, chi non ha rispettato una promessa in un giorno lontano, da farle temere che un ritardo possa  danneggiarla così severamente. 
Quando ero piccina e tornavo da scuola felicissima per aver preso un bel voto, immancabilmente la sua esclamazione era: Brava, hai fatto solo il tuo dovere! 
Inutile dire che, come molti della mia generazione, sono cresciuta col senso del dovere inculcato nella mente come un tatuaggio e con poca fiducia nelle mie doti.
Mia mamma rideva poco, difficilmente mi abbracciava o mi dava un bacio, non è mai andata alle riunioni dei miei professori, a scuola e credo di non aver fatto mai nulla di pazzo o divertente con lei. 
C'è stato un momento, nella mia vita, in cui ho dato la colpa a mia madre per tutte le mie disfunzioni relazionali, per il mio spirito da crocerossina, per i miei errori e le mie scelte sbagliate. A dire il vero, condivideva questa colpa con Dio e con il destino, ma arrabbiarmi con lei mi dava più soddisfazione che prendermela con chi non mi dava risposta.
Poi sono diventata mamma, e non so bene quando questo accadde, con l'essere responsabile di una creatura indifesa, ho cominciato a guardarmi dentro cercando tutte le zone erronee che potevano farmi ricevere il titolo di peggior madre del mondo, nel tentativo di guarirle prima che potessero fare danno.
Ed è stato allora che ho  VISTO lei, mia madre, con occhi nuovi.
Non vuol dire che oggi io non veda e non riconosca le sue mancanze, ma riesco a comprenderne l'origine e soprattutto noto  che queste imperfezioni hanno ferito lei e dalle sue ferite sono sgorgate, senza che potesse evitarle.
Mamma rideva poco perchè dentro aveva un dolore grande come il cielo e doveva essere forte per noi. Io ho provato ad avere un dolore grande nel cuore e di fronte ai miei figli non ho saputo essere ugualmente forte ed ho pianto. Ho pianto perchè non riuscivo a trattenere le lacrime, ma ho anche pianto perchè non volevo che pensassero di avere una super mamma. Io lo so che un giorno, uno di loro mi rimprovererà quelle lacrime, accusandomi che quelle lacrime lo hanno ferito, fatto sentire insicuro e poco protetto. Perchè ogni nostra azione dal giorno in cui siamo madri ha un effetto sui nostri figli, inevitabilmente, ma grazie all'amore non irrimediabilmente.
Ed è guardando il mio essere madre oggi che ho potuto abbracciare nel profondo mia mamma, amandola per quello che è... colei che mi ama più di ogni altra persona al mondo.
E' l'amore la chiave di volta di ogni persona che riesce a districarsi tra le imperfezioni di colei che lo ha generato.
L'ho imparato personalmente, dalla mia esperienza.
L' ho imparato conoscendo Michi e la sua pazzesca rinascita.
E' davvero l'amore che fa luce.
Senza la certezza di essere stati amati a dispetto delle manchevolezze della propria madre,  nessuno di noi può prendere in mano la propria esistenza ferita e condurla alla ricerca profonda di se stesso.
Sapere e sentire di essere amati ti da' la forza di scavare dentro e di cambiare.
L'amore fa miracoli se accogli quell'amore nonostante le ferite che lo stesso ha provocato.
Il giorno in cui ti accorgi di essere stato amato, il momento in cui senti quell'amore,allora cominci a prendere i tuoi brandelli e metterli in ordine, come piccoli tasselli di un puzzle.


GRAZIE MAMMA per questo amore che mi ha salvata
grazie per essere rimasta anche quando non hai capito le mie scelte
grazie per esserci sempre.
TI VOGLIO UN BENE IMMENSO




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